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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino

Manfredi e Troisi, l'Italia della commedia ricorda due giganti

Nino Manfredi e Massimo Troisi se ne sono andati nello stesso giorno, il 4 giugno, a dieci anni di distanza: nel 1994 Massimo, nel 2004 Nino. Entrambi sono stati personaggi di grande successo e hanno lasciato il segno nel cinema italiano. Nino è stato, con Sordi, Tognazzi e Gassman, uno dei “colonnelli” della commedia nazionale. Massimo, che “esplose” negli anni Ottanta, verrà ricordato tra i “nuovi comici” accanto a Verdone, Nuti, Nichetti (e secondo qualcuno anche Moretti, che all’epoca faceva ridere). Manfredi, eroe di tante tragicommedie, ha regalato alle sue interpretazioni una grande dose di umanità collocandosi nell’Italia del boom economico, affrontando temi universali come la religione e l’emigrazione. Troisi ha avuto il merito di reinventare la napoletanità sfuggendo agli stereotipi: niente più pizza e mandolini, basta con i personaggi furbi o malandrini. Il Troisi cinematografico appartiene alla generazione del post-terremoto, si confronta con donne emancipate e viaggia per fare esperienze, non per cercare lavoro. Ho conosciuto sia Nino sia Massimo. Il prima era un uomo carismatico, spesso malinconico, incuriosito dai massimi sistemi (la vita, la morte, l’aldilà…) sebbene si professasse non credente. Era orgoglioso delle sue origini ciociare e aveva molto gusto, come dimostrava la sua bellissima casa disegnata da grandi architetti. Fuori dal set, Troisi era una persona schiva che cercava tenacemente di proteggersi dalla banalità e dalla volgarità del successo. Si faceva vedere in giro pochissimo, evitava le dichiarazioni da “tuttologo” che ahimé noi giornalisti siamo sempre pronti a estorcere ai personaggi famosi. Viveva in una casa elegantissima e fin troppo austera che faceva pensare più a un notaio che a un comico di successo. Li rimpiango entrambi e penso alle loro prove migliori: “Per grazia ricevuta”, l’autobiografico film di Manfredi; l’innovativo “Ricomincio da tre” di Troisi. E per voi, cosa hanno significato questi due giganti della commedia italiana? In quale film li avete apprezzati di più? E soprattutto: vedete in giro loro eredi?

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Martedì 3 Giugno 2014 - Ultimo aggiornamento: 12:10 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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5 di 254 commenti presenti
2014-06-03 15:34:00
Per me mettere a confronto un personaggio che ha fatto un'epoca con uno che appena si è affacciato alla porta, mi pare di per se uno spareggio scontato da fare.Nino Manfredi giungeva da una scuola neorealista seppure si confrontò con altri tipi di recitazione, ricordiamo che il successo di "Rugantino" si deve a lui e alla Lea, svociati ambedue ma grandi nell'interpretazione, e Nino in Pane e Cioccolata o Brutti Sporchi e Cattivi ci dette messaggi di cinema contemporaneo che non tutti compresero, ma lo riprendiamo in , Nell'anno del Signore e ritroviamo il classicismo oltre che del nostro cinema, l'interprete adatto assieme alla Cardinale. No, noi non siamo come i francesi che fanno rassegne sui loro super attori o registi, noi li mettiamo in un baule chiuso dove poco a poco si vanno tarlando e sfumando la loro grandezza.
2014-06-03 16:28:00
iL caffe' e' un piacere,se non e' buono che piacere e?? Con questo slogan anni 90 della Lavazza, Manfredi diceva che fare i film era un di piu' perche' Lavazza l'aveva "sistemato" per sempre. Scherzi a parte lo ricordo in tanti film e devo essere onesto, mi piaceva "relativamente" perche' ai tempi del cinema con la C maiuscola aveva un esercito di rivali.....pero' su tutti svettava (ancora oggi) il grande ALBERTONE. Ricordo proprio un bel film con i due dal titolo "riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in africa?" ed il ritornello ipnotico "TITTI NUN CE LASSA' " Altro capolavoro le avventure di pinocchio dove interpreta mastro geppetto....grande! Un film passato in sordina che svela il grande attore e' Cafe' express dove fa il venditore abusivo di caffe' in treno ( non si puo' raccontarlo bisogna vederlo). Che dire del film Venezia la luna e tu con Bepi (albertone) nina( Marisa Allasio) e Toni ( Manfredi fidanzato in seconda eterno singhiozzante). Di altri capolavori di Manfredi avremo modo di parlare andando avanti....R.I.P. Saturnino . iL ricordo adesso vola a Massimo Troisi un altro GRANDE totalmente diverso da Nino. La cosa piu' spiacevole e' che sia morto giovane, non tanto per la sua carriera artistica ma perche' ha "assaporato" troppo poco dalla vita. Lo ricordo a teatro con i miei amici, fine anni settanta, nello spettacolo arrivo' il pezzo de "l'annunciazione" ancora oggi rido da matti......continua............. Risposta:
2014-06-03 16:45:00
Continua.....lo so lo so mi dilungo troppo, ma con due pezzi da novanta così come si fa?? Non ci resta che piangere....quando la comicita' fiorentina incontra quella napoletana nasce il binomio Benigni-Troisi......chissa' oggi farebbero scintille!!! Gli ultimi due film pensavo fosse amore....invece era un calesse ed il postino ci fanno anche vedere il lato romantico e sognatore di Massimo. Lei Gloria ci chiede se oggi vediamo possibili eredi. RISPOSTA : mi piacerebbe vedere qualche erede ma all'orizzonte non c'e' niente di nuovo, vedo solo mediocrita' almeno per quello che intendo io di "comicita'? " D'altronde oggi i futuri attori fanno la "gavetta" nei reality o al "grande fratello" e sono gia' pronti ed esperti ( secondo loro) ......ma de che???? L'ultimo grande attore poliedrico vivente e' il grande Gigi Proietti dopodiche' amen Risposta:
2014-06-03 20:15:00
Non so neanche io dire il motivo, ma non sono mai stato un appassionato di Manfredi. Dev'essere forse proprio a causa di quei due tormentoni - il caffè e "Tanto pe' canta' " - che a un certo punto della sua carriera ne avevano inflazionato la presenza. Ma è stato senz'altro un grande attore che, specie con Loy e Scola, ha dato ottime prove di sé. Massimo Troisi l'ho adorato fin dai tempi della Smorfia, e trovo che avesse già da allora un guizzo di genialità in più rispetto a un Arena o a un Decaro. Per il cinema aveva dovuto necessariamente riadattare la sua teatralità, ma mi chiedo che fine avrebbe fatto se fosse ancora vivo: ancor più di Benigni o di Verdone, Massimo era infatti un po' prigioniero della sua mimica e della sua parlata, e non avrebbe potuto sfidare il tempo riproponendo continuamente gli stessi clichés. Ricordo Manfredi e Troisi soprattutto nei loro ultimi film. Si abusa sempre del termine "testamento" per indicare l'ultima opera messa in scena da un attore o da un regista: io non credo che ne "La fine di un mistero" o ne "Il postino" questi due attori abbiano lasciato una prova migliore di altre. Ma forse, per entrambi, c'era l'inespressa consapevolezza di un addio, una certa mestizia nello sguardo come quando si lascia un posto caro sapendo che non ci si tornerà più. Un piccolissimo reminder per Gloria: forse fra i colonnelli della commedia all'italiana avrei inserito anche un Mastroianni (e, magari col grado di tenente-colonnello, Walter Chiari). :-) Risposta:
2014-06-03 20:40:00
Sto seguendo 'sto "House of cards" (se non finisco presto i lavori per casa mi farò una cultura di serie televisive...), ma devo dire che rispetto a "Downton Abbey" c'è una differenza abissale. Là c'era uno scavo continuo nella psicologia dei personaggi, delineati benissimo dal primo all'ultimo, un cast studiato con precisione millimetrica, una regia curata fin nei minimi particolari. In "House of cards", viceversa, non trovo molto al di fuori di un estenuante gioco di potere che, alla fin fine, ruota sempre intorno agli stessi schemi. Spacey è bravissimo, e questo lo sapevamo, ma il personaggio della moglie, ad esempio, mi pare poco plausibile (e la stessa attrice ha fatto di meglio in un ruolo meno protervo qual era quello in "Forrest Gump"). Altri due personaggi principali - Zoe e Russo - mi sembrano francamente mancati sul piano del casting. Vabbè, sto quasi alla fine del primo ciclo e mò sono curioso di vedere come andrà a finire. Ma per il momento Yorkshire batte Washington su tutta la linea... :-) Buona cena a tutti.