Alcune delle Lambrette perfettamente tenute che si sono ritrovate a Paestum, nel Cilento

Lambretta, si raduna una storia italiana
gli esemplari d'epoca sono oltre ventimila

di Roberto Argenti
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SALERNO - Pensavate che la Lambretta, il celebre scooter che dalla fine degli anni ’40 nacque come alternativa all’altrettanto mitica Vespa, fosse ormai un reperto dei primi tempi della motorizzazione del nostro Paese? Niente affatto, il “Fenomeno Lambretta” è sempre vivo e vegeto, come ben sa chi ha assistito al 20° Raduno Nazionale del Lambretta Club d’Italia, organizzato questa volta dal Lambretta Club Campania, che ha radunato gli entusiasti lambrettisti sullo splendido scenario del litorale campano di Paestum.

TUBI, SCOOTER E AUTO. L’associazione nazionale, organizzata in Club regionali, iniziò la sua attività addirittura nei primissimi anni dell’esplosione del famoso scooter, nato nel 1948 dalla matita dell’Ing. Pierluigi Torre da un’idea del grande industriale Ferdinando Innocenti, (diventato famoso soprattutto per il “Tubo Innocenti” che tutt’ora si usa nei ponteggi per i restauri in edilizia) e nelle sue prime stagioni fu organizzato direttamente dalla famosa Casa milanese. Per inciso il nome Lambretta deriva dal fiume Lambro che scorreva a fianco degli stabilimenti Innocenti…. a Lambrate. Scomparse le linee di produzione della Lambretta nel 1971 (com’è noto vennero acquisite dalla fabbrica indiana SIL - Scooters of India Limited - che continuò per molti anni a costruire la motoretta in loco), l’Innocenti si convertì alle quattro ruote “italianizzando” e migliorando nettamente le inglesi Mini Minor, altro grande successo industriale, oltre a produrre altre vetture, utilitarie ma molto eleganti ed accessoriate come la famosa Austin A40, la spiderina 950S o la iM3 e la i4. Poi, senza grandi supporti dallo Stato e debole di fronte alla grande concorrenza nazionale, Innocenti vendette il settore auto alla inglese Leyland, che dopo qualche anno lo cedette all’industriale argentino De Tomaso. Sotto la presidenza del vulcanico De Tomaso, che fu anche a capo della Maserati e della Moto Guzzi, l’Innocenti ebbe un periodo di ritrovato fulgore che però finì nei primi anni ’90 con la cessione alla Fiat. La fabbrica torinese proseguì per qualche anno “marchiando” Innocenti alcuni suoi modelli economici, fino al 1997 nel quale il marchio Innocenti sparì e i capannoni furono dismessi: alcuni sono stati riconvertiti in centri commerciali, altri resistono malamente ancora in piedi, abbandonati tristemente al loro destino.

IL CLUB.
Con la chiusura della linea scooter nel 1971, il Lambretta Club, che all’inizio fu addirittura presieduto dal grande pilota della Maserati Gigi Villoresi, conobbe una inevitabile flessione, per poi rinascere una ventina di anni fa con lo scopo di radunare ed associare gli appassionati di questo scooter (oggi si contano - solo in Italia - quasi 3.500 possessori di oltre 20.000 Lambrette perfettamente conservate) ed organizzare raduni regionali, incontri, restauri, visite alle città d’arte e tanto altro; tutto all’insegna del grande amore per un piccolo scooter, ma un grande e importante pezzo della storia industriale italiana.
Il fenomeno Lambretta oggi prosegue quindi alla grande: in Italia esiste lo splendido Museo di Vittorio Tessera in Lombardia a Rodano (MI), che riunisce oltre 160 scooter provenienti da ogni parte del mondo, fra i quali oltre 70 modelli di Lambretta esposti fra prototipi, modelli costruiti all’estero su Licenza, versioni speciali e da competizione e tanto altro. Tessera fra le altre cose ebbe dall’Innocenti tutto il materiale residuo al momento della chiusura della fabbrica: disegni, progetti, documenti, mentre fece appena in tempo a salvare parte di altro vario materiale dalla distruzione che stavano facendo gli uomini incaricati di sgombrare gli enormi locali dell’azienda! Oggi il dinamico manager ha creato anche una rete di distribuzione di ricambi, che produce lui stesso esattamente uguali agli originali, in Italia e all’estero: da noi poi, oltre ai suoi esistono altrettanto validi e numerosi ricambisti e centri di assistenza, mentre molti sono anche sparsi in tutto il mondo dove, per inciso, esistono Lambretta Club in posti impensabili: oltre a tutta l’Europa, anche in Argentina, Australia, Brasile, Stati Uniti, Colombia, addirittura Vietnam! Se volete cercare su www.lambrettaclubitalia.it potrete farvi un bel “giro” informativo.

RADUNI.
Il raduno nazionale Lambretta di quest’anno, che ha avuto il suo epicentro nel Cilento, è stato anche bagnato dalla pioggia, ma ciò non ha scalfito l’entusiasmo dei partecipanti in sella alle loro circa 270 Lambrette e tutto si è svolto con la piena soddisfazione di tutti.
L’impegno profuso dall’intero staff del Lambretta Club Campania e in modo particolare dal suo presidente Gianpiero Cola è stato notevole, aiutati in questo dalla grande bellezza dei paesaggi e delle località attraversate e dalla bontà delle degustazioni delle specialità locali, a cominciare dalla famosissima mozzarella di bufala. Dopo la consegna delle fasce parascudo, tradizione inossidabile dei raduni e delle preziosissime magliette commemorative, altra tradizione storica, il raduno è iniziato con la visita ai templi di Paestum e al Museo archeologico nazionale, per poi arrivare sino al Castello di Agropoli alla fine di una durissima salita che, per la verità, ha lasciato qualche mezzo lungo la strada. La cena all’aperto in piazza ha concluso la giornata. Si ripartiva al mattino seguente con le Lambrette che hanno viaggiato verso il sud, in direzione di Castellabate, non prima di una visita alla splendida oasi naturalistica di Punta Licosa, patrimonio mondiale dell’UNESCO immersa nel Parco Nazionale del Cilento. Poi pranzo a Castellabate, luogo incantevole reso famoso perché utilizzato come location del film “Benvenuti al Sud”. La serata si è conclusa con la tradizionale cena di gala e le immancabili premiazioni, condotte dallo stesso Cola e dal Presidente Nazionale Schiavo, che hanno consegnato i riconoscimenti a tutti i club regionali intervenuti al raduno, con premio doppio per il Lambretta Club Lazio, ancora una volta compagine più numerosa con ben 52 presenti. Conclusione alla domenica con la visita a Capaccio Vecchio ed al Santuario della “Madonna del Granato” nel centenario della solenne incoronazione e a Roccadaspide con la visita al castello.
A metà giornata i partecipanti sono ritornati a Capaccio per la fine del raduno: chi incurante della stanchezza ha proseguito poi in sella alla propria Lambretta fino a casa mentre molti hanno caricato gli amati scooter su furgoni di tutte le dimensioni e dopo gli obbligatori scambi di numeri di telefono, si sono dati appuntamento ai raduni locali e soprattutto al prossimo raduno nazionale che nel 2013 si svolgerà nel Lazio.

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Mercoledì 6 Giugno 2012 - Ultimo aggiornamento: 07-07-2012 18:36 | © RIPRODUZIONE RISERVATA