Honda evolve X-ADV: il crossover su due ruote si aggiorna per restare sempre ai vertici
Ecco Honda HR-V, look rinnovato e maggiore tecnologia. E in Giappone pronte le 0-Series
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Anche Honda adotterà in Nordamerica lo standard NACS per le prese di ricarica delle sue auto elettriche dal 2025 accodandosi agli altri numerosi costruttori che di recente hanno deciso di sposare la tipologia North American Charging Standard di Tesla.
Honda comincerà a fornire come primo equipaggiamento il NACS con un modello il cui debutto è previsto per il 2025, ma provvederà a fornire quelli prodotti e commercializzati nel frattempo con un adattatore che permetterà anche alle vetture provviste di prese CCS di sfruttare i punti di ricarica della rete Tesla o che ne adottano lo standard. L’accordo segue quanto già fatto da Ford, Mercedes-Benz, Nissan. Rivian, Polestar e Volvo, ma anche General Motors. La casa americana fornisce a Honda la piattaforma Ultium per i modelli elettrici previsti per il Nordamerica anche con il marchio Acura, a partire dalla recente ZDX. A conti fatti, parliamo di tre quarti del mercato nordamericano.
Tale decisione fa il paio con un’altra arrivata alla fine del luglio scorso con l’annuncio della nascita di una joint-venture per la creazione negli USA e in Canada di una rete ad alta potenza di almeno 30mila punti di ricarica e della quale faranno parte BMW, General Motors, Honda, Hyundai, Kia, Mercedes-Benz e Stellantis. Tale rete permetterà di ricaricare sia con prese CCS sia NACS a partire dal 2024. Il programma nasce all’ombra per programma National Electric Vehicle Infrastructure (NEVI), finanziato con 7,5 miliardi di dollari dall’amministrazione Biden che sta iniettando risorse enormi e ad ogni livello sull’auto elettrica: industria, ricerca, infrastruttura e incentivi per il consumatore.
Secondo il Dipartimento per l’Energia di Washington, a luglio 2023 esistevano sul suolo statunitense 32mila colonnine di ricarica rapida a corrente continua per 2,3 milioni di veicoli alla spina con una densità di 1 a 72. Il NREL (National Renewable Energy Laboratory) prevede che nel 2030 ci sarà bisogno di 182mila colonnine ad alta potenza per rifornire 30-42 milioni di veicoli con la spina che saranno su strada e che per quell’anno interesseranno il 50% delle vendite. L’adozione intanto dello standard NACS da parte di gran parte dei costruttori intanto favorirà Tesla che consoliderà il proprio ruolo di leader e vedrà passare presso la propria rete di ricarica tutte le auto della concorrenza, traendone profitto sia per le ricariche sia per i brevetti e anche per le preziose informazioni su vetture e utilizzatori.
C’è dunque una questione di riservatezza e una di concorrenza che sono state già sollevate dall’altra parte dell’Atlantico. Ma c’è anche una questione di sovranità tecnologica e anche industriale visto che, oltre alle batterie, ci sono anche altri settori coinvolti nell’auto elettriche che stanno già generando business giganteschi e hanno dunque un’importanza strategica. Tra questi, quello del dei connettori per auto elettrica che, secondo Market Research Future, crescerà dagli attuali 28 miliari di dollari ai 50 miliardi entro il 2029 con un tasso di crescita media annua del 18,7%. Se Tesla, dopo quello delle auto, dovesse conquistare anche il mercato delle reti e dei dispositivi di ricarica, non sarebbe una buona notizia per nessuno, tranne che per Elon Musk.