Fabrizio Longo, numero uno dell'Audi Italia con il manichino della Formula 1

Longo (Audi): «L'elettrico è una trasformazione industriale che va oltre l'automotive. Un peccato sprecare l'occasione per non voler decidere»

di Mattia Eccheli
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TRENTO – La “prima volta” italiana del prototipo della Audi ibrida da oltre 1.000 cavalli che sarà in griglia nel campionato di Formula 1 del 2026 è a Trento: «Complimenti alla mia squadra per essere riuscita a portarla qui», sorride Fabrizio Longo, direttore della filiale nazionale della casa dei Quattro Anelli. In piazza Duomo parla di cosa rappresenta questo passo: «La F1 è il degno completamento di quello che stiamo celebrando in questi anni – spiega Longo – con il quarantesimo anniversario del nostro esordio nel motorsport (risale al 10 ottobre del 1983, ndr). È una parte di anima che ci è sempre appartenuta».

C'è anche molto altro nella storia del motorsport di Audi.

«Ci sono gli entusiasmanti risultati della trazione Quattro che è nata sui tracciati del rally quarant'anni fa, le tredici vittorie in quindici edizioni alla 24h di Le Mans, i successi in Formula E, che è servita ad avvicinare il concetto di sportività legato all'elettrificazione. E c'è anche quello che stiamo facendo sulle sabbie con l'Rs Q e-tron, che ormai non è più nemmeno un prototipo, ma qualcosa di molto avveniristico. È un veicolo che lavora con motori elettrici serviti da un'unità a combustione che alimenta solo la batteria e che rappresenta la volontà di osare anche in quel palcoscenico che è estremamente impegnativo come il motorsport per trovare soluzioni che si possano poi trasferire alla produzione di serie: perché questo, alla fine, è sempre stato il senso di Audi nelle competizioni».

Sfidate la Ferrari...

«Innanzitutto sfidiamo noi stessi perché impegnarci su una vettura come questa significa mettere sotto felice, ma importante tensione tutta l'azienda. E a Neuburg c'è un progetto che sta prendendo corpo, un'azienda nell'azienda».

Il tempo ancora non stringe, ma quasi, visti anche gli obiettivi annunciati.

«Mancano relativamente pochi anni, se si considera la complessità nel farsi trovare pronti. Oggi bisogna trovare i tecnici e sono già partiti i simpatici gossip anche sui piloti, che alimenteranno il seguito di questa avventura. Stiamo entrando in una fase di nuovi regolamenti che enfatizzeranno molto la componente elettrica sulle vetture e anche i carburanti sostenibili, che è un argomento molto coerente con quello che stiamo facendo in chiave industriale».

Il gruppo e Audi hanno fatto sostanzialmente “all in” sull'elettrico: non è rischioso?

«Credo che l'azienda abbia soppesato tutte le possibilità. Queste decisioni non si possono prendere, smentire e riconsiderare nel giro di due anni. C'è un tema di definizione e coerenza nel portare avanti i progetti, che anche per la loro rilevanza economica non possono venire modificati in poco tempo. Indubbiamente abbiamo attribuito e continuiamo ad attribuire all'elettrico l'elemento di maggiore efficienza nel configurare le nostre gamme del futuro in questo disegno di mobilità sostenibile».

E le alternative?

«Ci possono essere elementi “succedanei”, ma bisogna scegliere una direzione perché il tenore degli investimenti è talmente elevato che frammentarli su troppi tavoli ne diminuisce l'intensità. Il nostro piano, che è robustissimo, è molto incentrato sull'elettrico, ma abbiamo anche una gamma di endotermico che accompagnerà ancora il mercato. Parliamoci chiaramente: le scadenze che ci siamo dati per la dismissione di questa tecnologia a favore dell'elettrico valgono a livello globale, ma hanno anche una velocità di esecuzione che legge i mercati e le diverse velocità».

L'Italia è fra i paesi che non corrono...

«Nemmeno l'Europa è omogenea, così come non lo sono Cina e Stati Uniti. E non lo è l'Italia. Stiamo attenti e dobbiamo avere le antenne lunghe su quelle che sono le risposte del mercato, ma auspichiamo anche, come sta accadendo a pochi chilometri dai nostri confini, che ci sia una posizione chiara dei governi, se non altro per avere meno confusione, che non aiuta né le aziende, né i consumatori».

Tra le ragioni della “progressione lenta” ci sono anche i prezzi: le elettriche costano

«Quando si parla di elettrico ci sono aspetti facilmente riconoscibili, alcuni dei quali non sono più ostativi. Le autonomie delle vetture stanno ormai diventando quasi neutrali rispetto a quelle dei motori a combustione e la velocità di ricarica, che più ancora della percorrenza è il vero “game changer”, sta arrivando a livelli di minutaggio. E per quanto riguarda la capillarità delle strutture di ricarica, ogni anni vengono realizzate migliaia e migliaia di colonnine. Rimane il tema del costo, che incide diversamente a seconda del tipo di segmento: nel premium è meno importante, mentre per il mondo generalista lo è di più. Ma facciamo attenzione: la spesa di acquisto è una cosa, quella di gestione è un'altra. È conclamato che l'elettrico, anche per la manifesta assenza di alcune componenti meccaniche, abbia un costo di esercizio molto più basso. Il ragionamento va quindi fatto prendendo in considerazione l'intero ciclo di vita della vettura, per capire se nei cinque anni, ad esempio, quel veicolo mi consente di risparmiare perché richiede minori “uscite”».

Senza il cosiddetto “aiutino” il mercato non decolla.

«C'è la necessità di orientare il mercato. Senza fare l'esempio della Norvegia, possiamo prendere come riferimento paesi come la Spagna, la Francia o la Germania. La transizione non è importante solo per noi consumatori, ma anche per tutto quell'indotto che sta nascendo attorno all'elettrificazione. È una vera e propria trasformazione industriale e va oltre i confini dell'automotive e sarebbe un peccato sprecare l'occasione per questa endemica capacità di non voler decidere».

Il gruppo ha anticipato la futura offerta di elettriche piccole e meno costose: cosa farà Audi?

«Stiamo immaginando di coprire anche la parte di accesso al mondo Audi nel giro di qualche anno con un prodotto elettrico con il quale in qualche modo continuare a presidiare quel segmento di entrata, che sul mercato italiano è sempre stato preponderante. È quell'ambito in cui si collocano la A1 e la Q2. È un ambito dal quale emerge una domanda che stiamo valutando con molta attenzione. E il mercato italiano potrebbe essere ad alta vocazione».

Quando?

«È tutto da confermare, ma nel momento in cui ne parliamo vuol dire che lo stiamo prendendo in considerazione».

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Domenica 15 Ottobre 2023 - Ultimo aggiornamento: 16-10-2023 17:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA