Suonare il clacson è un’arte e la Google Car ha la vena del musicista. L’auto senza conducente ha imparato, strada facendo, a dosare nel modo giusto i suoni per avvertire veicoli e pedoni. In mezzo al traffico delle grandi città lo stress è tale da rendere il volante una vera calamita. Il risultato è che si va in giro strombazzando per segnalare qualsiasi cosa, dal semaforo appena diventato verde al parcheggio in doppia fila che blocca il passaggio. L’intelligenza artificiale è più educata di quella umana? Sì, a quanto pare. Nella relazione del mese di maggio, Google spiega come i suoi ingegneri abbiano insegnato alla macchina ad avere un appeal “gentile e futuristico” che simuli un conducente “paziente e con esperienza”.

«Il nostro software - si legge nel rapporto - è stato disegnato per avvisare gli altri automobilisti della nostra presenza, ad esempio quando una vettura inizia a sterzare verso la nostra corsia o esce in retromarcia da un vialetto. Vogliamo che la Google Car sia cortese e rispettosa». Il buonsenso, quindi, si mette alla guida. Certo, in mezzo ai viali americani, larghi e disciplinati, è più semplice sperimentare il bon ton. Cosa succederà quando la self-driving car verrà scaraventata nel traffico di Roma (tanto per fare un esempio)? Per il momento, sta imparando a guidare e a segnalare i pericoli. L’auto, infatti, emetterà dei lievi “tut tut” per avvertire gli automobilisti e una sorta di ronzio per segnalare la sua presenza a pedoni e ciclisti. In situazioni di emergenza, invece, il suono sarà più intenso e prolungato.