Da sinistra l'avvocato Gianluca De Cristofaro, Elena Stoppioni, presidente di Save the Planet e Antonello Ciotti, presidente della Cpme

Greenwashing, il Tribunale di Gorizia dà ragione ad Alcantara nella prima vertenza italiana sull'ecologismo di facciata nel settore auto

di Mattia Eccheli
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MILANO – Alcantara, assistita dall'avvocato Gianluca De Cristofaro, socio dello studio legale Lca, ha ottenuto un'ordinanza cautelare in tema di greenwashing, il cosiddetto ecologismo di facciata. Anche se si tratta del primo grado di giudizio (i termini per il ricorso scadono oggi) è la prima sentenza di questo tipo in Italia e fra le prime in Europa. Secondo Elena Stoppioni, presidente di Save the Planet, associazione impegnata per una “transizione ecologica reale e non di facciata”, «l’iniziativa realizzata con Alcantara può diventare una prima, fondamentale case history che in tema di greenwashing può essere caso di giurisprudenza».

Il Tribunale di Gorizia ha accolto il ricorso d’urgenza presentato dalla società presieduta da Andrea Boragno nei confronti della friulana Miko, che commercializza il materiale “Dinamica”, utilizzato anche su alcuni modelli di auto. Alcantara ha ottenuto che alla rivale venisse vietato l'impiego di diverse definizioni relative al proprio prodotto. Nella sentenza, già attuata e che prevede anche la sua pubblicazione sul sito dell'azienda e l'invio ai clienti, fra cui diverse case automobilistiche, si legge che le «dichiarazioni ambientali ‘verdi’ devono essere chiare, veritiere, accurate e non fuorvianti, basate su dati scientifici presentati in modo comprensibile».

In occasione dell'Iaa di Monaco di Baviera, lo stesso Boragno aveva incontrato i giornalisti per parlare del greenwashing e spiegare come informazioni generiche se non addirittura infondate o false potessero creare storture nel mercato. Che sono fonte di preoccupazioni per le aziende che investono per mettersi in regola con le norme, come ha ricordato il romano Antonello Ciotti, presidente della Cpme, l'associazione Europea dei produttori di Poliestere. «Questa ordinanza che inibisce la comunicazione e la diffusione di qualsiasi informazione non verificabile sul contenuto della percentuale di riciclo – ha detto - è una pietra miliare verso una giusta eliminazione di tutti i comportamenti scorretti che possono tradire la fiducia dei consumatori oltre che ingenerare concorrenza sleale».

Il Tribunale ha ordinato alla Miko di non impiegare più definizioni come «prima microfibra sostenibile e riciclabile»,«100% riciclabile», «riduzione del consumo di energia e delle emissioni di CO2 dell’80%», «amica dell’ambiente»,«scelta naturale» e «microfibra ecologica». La sensibilità ambientale dei consumatori è aumentata tanto che uno studio della McKinsey rivela come il 70% sia disposto a pagare di più per prodotti eco-friendly. Per questo il Tribunale non ammette che i messaggi pubblicitari generici creino «nel consumatore un’immagine green dell’azienda senza peraltro dar conto effettivamente di quali siano le politiche aziendali che consentono un maggior rispetto dell’ambiente». Nel caso specifico, l'ordinanza precisa che «alcuni concetti riportati trovano smentita nella stessa composizione e derivazione del materiale».

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Lunedì 13 Dicembre 2021 - Ultimo aggiornamento: 15-12-2021 14:56 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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