L'inconfondibile linea di Aquarama, il modello più famoso della Riva

Riva in festa, la Dolce Vita sull'acqua:
un'icona italiana controllata dai cinesi

di Sergio Troise
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NAPOLI - C’è un made in Italy capace di resistere a tutto, anche alla crisi e all’invasione dei capitali stranieri. Un magnifico esempio arriva dal mare. Si chiama Riva, autentico mito della nautica da diporto, che proprio in questi giorni festeggia 170 anni lanciando il Virtus 63, splendido esempio di open mediterraneo, in grado di coniugare al meglio eleganza e sportività, com’è sempre stato nella storia del cantiere di Sarnico.

Da Pietro a Carlo Riva.
Una storia intensa, cominciata nel 1842 con Pietro Riva, umile maestro d’ascia con bottega a Laglio, sulle sponde del Lago di Como (sistemando barche danneggiate si guadagnò gratitudine e fama), proseguita sul lago d’Iseo da Ernesto, Serafino e infine Carlo Riva, titolare fino agli anni 70 della celeberrima azienda di Sarnico, oggi inglobata nel Gruppo Ferretti (il più grande produttore di yacht del mondo) ma di proprietà cinese. Il novantenne patriarca è tuttora in attività nel porto turistico “Carlo Riva” di Rapallo, da lui fondato nel 1972 con l’ambizione di portare un pezzo di Costa Azzurra in Liguria. L’ingegnere non disdegna di farsi vedere ogni tanto al Riva Boat Service del Principato di Monaco (tuttora gestito dalla sua famiglia), dove è stato festeggiato anche per i suoi 90 anni. Lì, a Montecarlo, il Principe Alberto riserva al mitico pioniere della nautica gli onori di un ospite di riguardo, nel solco dell’amicizia che legava Ranieri e Grace alla famiglia Riva, sin dagli anni cinquanta.

Soldi cinesi e stile italiano.
Certo, da molto tempo il cantiere non è più di proprietà dei Riva: passato prima in mani americane (1970), poi al Gruppo Ferretti (2000), il brand simbolo della nautica italiana è dal gennaio del 2012 sotto il controllo del gruppo cinese Shandon Heavy Industry Group (Shig). Un passaggio obbligato, vista la forte esposizione debitoria di Ferretti Group, che tuttavia non ha intaccato l’immagine e la tradizione del marchio. I nuovi padroni, anzi, hanno ben compreso quanto importante sia salvaguardare questa autentica icona del made in Italy. E perciò hanno finanziato i nuovi progetti, assicurando l’arrivo prima dell’Iseo, poi del Virtus. In portafoglio, ora, ci sono ordini per tutto il 2012 e parte del 2013. E nella sede distaccata di Ancona è in allestimento anche una superammiraglia da oltre 120 piedi, destinata ad un magnate brasiliano. Soldi cinesi e stile italiano: ecco come si salva una delle migliori eccellenze del Belpaese in disgrazia.

Dolce Vita.
L’anniversario per i 170 anni del cantiere è stato celebrato in pompa magna tra Saint Tropez e il Principato di Monaco, ovvero nei luoghi simbolo della Dolce Vita, in cui i magnifici motoscafi di Riva recitarono un ruolo di primissimo piano. A cavallo tra gli anni 50 e 60, infatti, la passione per le barche Riva contagiò i divi dello star system, i protagonisti della mondanità, gli attori del cinema, i play boy e le teste coronate che riempivano le cronache mondane dell’epoca. Simboli di lusso ed eleganza, stile e sportività, quei motoscafi in mogano, impreziositi da cromature scintillanti e spinti da poderosi motori made in Usa, erano status symbol inimitabili. Sebbene ispirati ai runabout americani, esibivano uno stile unico, capace di esaltare bellezza e sportività, e di guadagnarsi l’ammirazione di tutti, all’ormeggio come in navigazione.

Il signore del mare.
Il gioiello della produzione Riva di quegli anni fu senza dubbio l’Ariston, del quale Carlo Riva tuttora dice, con nostalgia: “Disegnato con amore, nacque forte e puro come un cavallo di razza. Indimenticabile! Il mio signore del mare”. Ne possedettero un esemplare personaggi come Peter Sellers, Soraya, Brigitte Bardot, Sofia Loren, Anita Ekberg. Nella baia di Montecarlo erano soliti girare, a bordo di un Ariston, anche i principi di Monaco, Ranieri e Grace Kelly, anche se il modello prediletto del principe fu il Tritone, leggermente più grande.

Aquarama e non solo.
L’altro capolavoro del cantiere fu varato nel 1962 dopo un test fatto proprio a Montecarlo da un collaudatore d’eccezione: Gianni Agnelli. A differenza dell’Ariston, l’Aquarama montava due motori, era dunque in grado di assicurare notevoli prestazioni, soprattutto nella versione Super, come testimoniato dalla straordinaria prestazione nella Londra-Montecarlo del 1972: 14 tappe per 2700 miglia, una gara massacrante, ma alla fine si classificò primo dei runabout e 2° assoluto, navigando alla media di 32 nodi/ora. Nonostante sia ormai una barca d’epoca, l’Aquarama conserva intatto il suo fascino, tanto che in occasione delle celebrazioni per i 170 anni del cantiere è stata organizzata a Saint Tropez una parata dedicata ai 50 anni dell’Aquarama, protagonisti decine di esemplari conservati come veri e propri oggetti d’antiquariato, grazie alle cure di appassionati collezionisti. Ciò detto, tra i motoscafi in legno che hanno scritto la storia del marchio, indimenticabili restano anche il piccolo Sebino di 5 metri, il Florida, il Super Florida, il Riva Junior, il Rudy, e poi i più moderni scafi in vetroresina come il Riva Saint Tropez, il Riva Bravo, il Corsaro, i cabinati frutto della collaborazione con Bertram, via via fino alla produzione delle barche di ultima generazione, come Rivarama, Aquariva, Iseo, motoscafi che interpretano in chiave moderna le lezioni di stile date dalla produzione del secolo scorso.

Il Virtus 63.
Attualmente la realizzazione delle barche Riva è frutto della collaborazione tra Officina Italiana Design, AYT (Advanced Yacht Technology), centro di ricerca e progettazione navale del Gruppo Ferretti, e il team di architetti e designer del gruppo stesso. I risultati sono in perfetta sintonia con la tradizione. Ultimo esempio di sapiente mix tra eleganza e innovazione è il Virtus 63, il più grande open mai realizzato dal cantiere. Esaltando il puro stile mediterraneo, sintetizza le migliori qualità del Vertigo e del Rivale, con ampi spazi vivibili all’aperto, un sottocoperta molto ricco e confortevole e una motorizzazione che prevede due Man V12 da 1365 hp, in grado di assicurare prestazioni velocistiche dell’ordine di 40,5 nodi. Niente male per una barca di quasi 20 metri. «Grinta, convivialità e grande piacere di navigare sono i concetti che hanno guidato la progettazione», dicono Mauro Micheli e Sergio Beretta, fondatori dell’Officina Italiana Design. E aggiungono: «Con il Virtus 63 abbiamo voluto creare una barca nata per durare nel tempo e destinata ad entrare nella storia dei grandi classici Riva».

Mercati emergenti.
In altri tempi il Virtus avrebbe già prenotato un posto di prima fila nei porti del jet set italiano, dalla Costa Smeralda a Portofino; oggi si spera che incontri il favore di russi, americani, brasiliani, arabi e, soprattutto, cinesi, ovvero i nuovi ricchi che solo ora stanno scoprendo la nautica da diporto. Per loro è un mondo in piena evoluzione sia sul piano produttivo e commerciale, sia su quello del piacere di andar per mare. Ma sanno bene, i cinesi, su che cosa puntare, come ha rivelato Paola Procopio, brand manager di Riva, in occasione della festa per i 170 anni. «I cinesi conoscono perfettamente le eccellenze italiane, sanno quanto valgano Ferrari, Gucci, Zegna, Ferragamo, e ora sanno bene che cosa rappresenti Riva per la nautica. I nostri partner mi hanno detto di insistere, che dobbiamo fare di più, in quanto sono certi del potenziale di sviluppo che ha il marchio sul mercato cinese. E se qualcuno, in Italia, storce il naso, dovrà ricredersi: qui tutto rimane made in Italy, da Sarnico a La Spezia sventolerà sempre il tricolore, per volontà nostra e degli stessi cinesi».

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Sabato 14 Luglio 2012 - Ultimo aggiornamento: 17-09-2012 11:27 | © RIPRODUZIONE RISERVATA