Toyota lancia in Giappone Yaris GR Four da 300 cv. Quattro ruote motrici ed appendici aerodinamiche
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MILANO - È Takeshi Uchiyamada, padre della tecnologia ibrida Toyota, il vincitore della quarta edizione del premio «Gianni Mazzocchi» consegnato nel corso del tradizionale appuntamento annuale con il «Quattroruote day» e intitolato al fondatore (padre dell'attuale presidente Giovanna Mazzocchi) dell'Editoriale Domus, la casa editrice che ha una delle sue travi portanti proprio nella rivista leader della stampa motoristica italiana.
L'idea. Il manager giapponese, che oggi ricopre la carica di presidente del Consiglio d'Amministrazione di Toyota Motor, è l'uomo al quale nel 1993 venne affidato il team incaricato di sviluppare il progetto «G21», contrazione di «Global 21st century»: la sfida ambiziosa - e testimone della lungimiranza strategica del primo gruppo automobilistico mondiale - era quella di progettare una vettura in grado di soddisfare le esigenze del 21° secolo, che allora non era proprio dietro l'angolo, in termini sia di mobilità sia di sostenibilità. La specifica parlava di una vettura a 5 posti contenuta nei costi e nei consumi.
Il cammino. La prima proposta del gruppo di lavoro riguardava un'auto 1,5 volte più efficiente rispetto alle vetture convenzionali. La risposta del top management fu secca e per certi versi choccante: «Raddoppiatela. Bisogna pensare al nuovo millennio». Uchiyamada ricorda quel secco ultimatum come la svolta storica, il passaggio dal target possibile al target ideale, simbolo di una mentalità che non pone limiti alla ricerca, come testimonia il fatto che il project leader ha potuto contare sull'apporto di oltre 1.000 ingegneri. Questo vuol dire investire in R&S.
I primi passi. La tecnologia ibrida fu considerata la sola capace di portare al traguardo e, dopo aver valutato 80 differenti sistemi scegliendo il cosiddetto «serie-parallelo», nell'autunno del 1995 fu realizzato il primo prototipo, che per 49 giorni fece perdere il sonno al responsabile dell'impreso, rifiutando tassativamente di muoversi. La causa: l'inadeguata potenza delle batterie e la necessità di inventare una lunga serie di componenti sconosciuti alle vetture convenzionali. Solo fine anno si cominciarono a superare gli ostacoli e la vettura mosse i primi passi.
Il mercato. Il resto è abbastanza noto: nel 1997 la prima Prius debuttò sul mercato nipponico, salutata da quasi tutti i concorrenti con incredulità a volte persino irridente. Adesso, quella vettura non certo bellissima è per Uchiyamada «il modello più importante per il futuro del brand Toyota». Declinata in tre generazioni e numerose varianti (dalla Plus a 7 posti alla prima ibrida plug-in arrivata nelle concessionarie), Prius fa la parte del leone - con 3,2 milioni di unità consegnate finora - nelle vendite ibride delle tre ellissi, che hanno superate lo scorso anno il muro dei 6 milioni.
Il presente. Oggi quasi tutti i concorrenti sono passati dai sorrisini compiacenti all'imitazione, sfornando a ritmo sempre più sostenuto nuove vetture ibride. Ma Toyota, con un'offerta articolata su 25 modelli (Lexus compresa), e altri 15 in arrivo entro l'anno prossimo, è consapevole di avere una leadership difficilmente attaccabile, che le permette di guardare con favore anche alle affermazioni della concorrenza. Uchiyamada, infatti, parla dell'ibrido come di una tecnologia che non deve essere detenuta da un solo soggetto e che Toyota è disposta a fornire anche ad altri costruttori, citando in proposito il già vigente accordo con BMW.
Prospettive italiane. Rispondendo ai giornalisti presenti al «Quattroruote day», il manager giapponese non ha escluso la possibilità di fornire i suoi sistemi ibridi anche al gruppo Fiat-Chrysler, del quale ha salutato con favore la fusione, definendola una grande opportunità anche per l'eccellente complementarietà, in termini di prodotti e mercati, tra i due partner. Una disponibilità che ha suscitato dei commenti a volte persino un po' forzati, almeno nella titolazione, visto che Uchiyamada ha subordinato la disponibilità a una richiesta del gruppo italo-americano. Richiesta della quale, almeno per ora, non si hanno tracce.
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