Nella transizione energetica che sta coinvolgendo, e in qualche caso stravolgendo, il mondo dell’automobile c’è ancora spazio per le vetture a gas? Nessuno è in grado di dare a questa domanda una risposta più competente di Andrea Arzà che, oltre ad essere stato al vertice di una delle più importanti aziende italiane del settore, è da luglio 2019 presidente di Assogasliquidi-Federchimica, l’associazione rappresentativa delle aziende che si occupano dei gas per autotrazione, un comparto che conta oltre 5.500 dipendenti diretti ai quali si aggiungono i 1.400 occupati della componentistica.
Presidente, come sta il settore?
Direi che si potrebbe parlare di un bilancio in chiaroscuro. Sono ampiamente positive le immatricolazioni di auto a Gpl che, in una stagione di forti aumenti dei prezzi delle vetture nuove, rispondono alle esigenze di chi, magari non avendo grandi disponibilità economiche, guarda con favore a un veicolo il cui carburante costa la metà della benzina ed oltre il 35% del gasolio, e che oltretutto riduce fino al 20% le emissioni di CO2, con un indubbio vantaggio per l’ambiente.
Qual è il lato “scuro” del comparto?
Non assistiamo a una crescita dei consumi che ci si potrebbe attendere in una situazione come questa, considerando che il Gpl è il primo carburante alternativo e che gode un Italia di una storica popolarità, grazie anche a una rete distributiva che nessun altro Paese europeo può vantare: 4.609 impianti che coprono in modo omogeneo tutto il territorio, dai 5 operativi in Valle d’Aosta gli oltre 500 ciascuna di regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Quale l’origine dei problemi?
A determinare i consumi inferiori alle attese ha contribuito in buona parte il forte arretramento dell’installazione di impianti retrofit che rendono compatibile con il gas una vettura nata a benzina (le 36.327 conversioni del 2023 hanno rappresentato un calo di 11.000 unità rispetto all’anno precedente, ma ben dell’82,6% rispetto al 2000, NdR).
Cosa fare per crescere?
Questo è un tema strategico. Il Governo si è reso disponibile a incentivare con misure di buon senso la riduzione delle emissioni. Una proposta che sarebbe in premio meritato per l’industria italiana che nel campo del retrofit è leader mondiale, ma di cui alla fine beneficerebbero sia tutta l’industria, sia il governo che si è impegnato perché l’Europa si muova verso un ripensamento del bando alla propulsione termica. L’elettrico non può bastare da solo, nessun tipo di propulsione lo può fare.
Qualcosa si sta muovendo?
Sì. C’è la volontà di fare questa revisione e l’industria sta investendo molto nei combustibili bio e rinnovabili. Si sta riconvertendo e già oggi produce circa 40.000 tonn di bio-GPL, ma servono tempo e regole più adatte per favorire davvero le decarbonizzazione, nella quale l’elettrico può avere un ruolo importante a patto che non derivi da fonti fossili.
Si parla di Gpl, ma il metano?
Il Gnl, Gas naturale liquefatto, viene utilizzato soprattutto per trasporti industriali e veicoli pesanti, ma ci sono impianti che lo erogano anche per i mezzi commerciali. Noi rappresentiamo anche imprese impegnate nella crescita della disponibilità di bio-metano liquido ricavato da rifiuti organici, che diventa biogas e viene ridotto di 650 volte in volume per il trasporto alle stazioni di servizio.
Davvero l’elettrico non basterà?
Non da solo, anche per l’insufficienza delle materie prime necessarie e tutta una serie di difficoltà che non ci sembrano ancora risolte. Del resto, mi pare che in Europa la crescita delle vendite del motore elettrico abbia registrato una battuta di arresto. Ma ribadisco che noi non siamo contro gli altri vettori. Secondo noi sarebbe utile dare a tutte le fonti la possibilità di competere sul mercato, a patto di rispettare alcuni limiti emissivi, su questo siamo tutti d’accordo.
Una strada senza uscita?
No, tutto sommato resto ottimista. Si sono fatti degli errori, ma si può rimediare. Per esempio con provvedimenti come il rilancio del retrofit che favorisca la conversione in senso ambientale delle vetture che già circolano, a complemento del supporto allo svecchiamento del parco tramite nuove immatricolazioni: se una famiglia non può permettersi di cambiare la macchina – caso tutt’altro che infrequente – la si può almeno aiutare a “ripulire” quella che ha.