Quando si parla dell’auto elettrica e della sua diffusione, l’Italia continua a detenere la scomoda posizione di fanalino di coda nella classifica delle vendite europee, fino a un paio di anni di anni fa condivisa con la Spagna, che però adesso sembra avere ingranato una marcia in più, come conferma l’evoluzione delle statistiche relative ai due Paesi. Alla penetrazione pressoché identica nel 2022, con una quota di Bev sulle immatricolazioni totali che era del 3,7% sul nostro mercato e del 3,8% su quello iberico, ha fatto seguito un anno in cui il divario è diventato più sensibile, con il tasso spagnolo del 5,4% mentre l’Italia si è fermata al 4,2%.
Una tendenza che, seppur con percentuali ancora lontane dalla media continentale che resta costantemente a due cifre, ha visto la Spagna aumentare il distacco nel primo trimestre di quest’anno, quando le rilevazioni ufficiali le attribuiscono un peso delle immatricolazioni “elettriche” del 4,6% mente l’Italia si è fermata al 3. Con l’auspicio che la diffusione della mobilità pulita nostrana possa risentire positivamente della nuova campagna di incentivi, c’è comunque un comparto che fino a pochi anni fa era indicato tra i principali responsabili dell’italica disaffezione per la mobilità a elettroni e che oggi sembra invece attrezzato per affrontare le nuove sfide.
Stiamo parlando dell’infrastruttura pubblica di ricarica, reduce da un 2023 che, come si evince dall’ultimo Rapporto Motus-E, ha segnato un’accelerazione importante, stabilendo il nuovo record grazie ai 13.906 nuovi punti di ricarica installati (di cui 3.450 nell’ultimo trimestre) che ha battuto il primato di 10.748 colonnine entrate in servizio l’anno precedente, portando il totale nazionale a superare il muro dei 50.000 punti attivi. Per la precisione, alla fine del primo trimestre 2024 sono 54.164 ed equivalgono ad oltre 20 colonnine pubbliche ogni 100 auto elettriche circolanti. Un rapporto superiore a quello registrato in Francia, Germania e Regno Unito. Soddisfazione relativa, se consideriamo che consegne in quei Paesi sul totale delle immatricolazioni del primo trimestre 2024 è stato rispettivamente del 17,9%, 11,7% e 15,5%.
Resta comunque significativo il fatto che il 22% delle nuove attivazioni abbia riguardato colonnine veloci e ultra-veloci in corrente continua, quelle che maggiormente concorrono a ridurre i tempi di ricarica, e che la corsa alle nuove installazioni non abbia dimenticato le autostrade, dove nel 2023 sono quasi raddoppiati i punti di ricarica (932 contro i 496 dell’anno precedente) che nel 61% dei casi offrono colonnine con potenza superiore ai 150 kWh. Il risultato è che oggi la rete nazionale conta almeno un’area di servizio su tre in grado di offrire agli automobilisti dei punti di ricarica. Dal punto di vista dell’infrastruttura, quindi, i dubbi legati all’ansia da autonomia che ha dissuaso molti dall’avvicinarsi alla propulsione a batteria dovrebbero diventare un lontano ricordo, ma per ora in Italia sembrano solo i veicoli commerciali davvero pronti ad affrontare la sfida, almeno considerando il +45% registrato nelle consegne del 2023.
Resta da vedere quanto potranno incidere le decisioni della politica e le strategie della case nel proporre vetture accessibili e cambiare un trend che per ora sembra fare fatica a inquadrarsi in un mercato globale il cui andamento, secondo le previsioni della Iea, l’Agenzia internazionale dell’Energia, potrebbe toccare quest’anno un nuovo record, con 17 milioni di veicoli Bev venduti nel mondo, 3 milioni in più rispetto al dato dell’anno scorso. Con pesi ovviamente diversi nelle varie macro-aree del pianeta: circa 10 milioni di veicoli (il 45% del totale) in Cina, un’auto su nove negli Usa e una su cinque in Europa.
Dove il nostro Paese, con il suo 3% di immatricolazioni “elettriche” del primo trimestre, sembra lontano anni luce dai dati, tutti o quasi in crescita, del Belgio (23%), dei Paesi Bassi (29,5%, pur in calo di 1,3 punti percentuali), dei nostri “cugini” d’Oltralpe con il 17,9% e persino della Germania, dove rispetto al 2023 le vendite sono crollate del 54,9% (all’11,7% delle vendite totali) in seguito allo stop agli incentivi deciso dal governo. Un insieme di mercati, quello della Ue + Regno Unito, nel quale il primo trimestre di quest’anno ha chiuso con 332.999 Bev immatricolati, pari al 12% del totale contro il 14,6% con cui si era chiuso l’anno precedente. Ancora più elevato il peso dell’auto elettrica (13,2%) se si allarga l’analisi anche all’area Efta nella quale sono compresi a Paesi del Nord Europa che della propulsione a batteria sono da sempre convinti paladini.