L'Italia non si smentisce mai. Quando si parla di automobili riesce sempre (o quasi) a procedere controcorrente. Sia chiaro, non per principio, ma per semplice convenienza. Che il nostro Paese sia piuttosto rigido, fermo nelle sue tradizioni, restìo ai cambiamenti culturali, come a quelli tecnologici - salvo poi prenderne possesso e diventare il motore traino della novità che fa tendenza - è una certezza garantita quasi dalla... Costituzione. Ma alla fine soprattutto quando si parla di business, di denaro, l’italiano medio non lo schiodi, non gli fai cambiare idea, gusti, scelte, così facilmente. L’Europa spinge a tutta sull’elettrico pur con la spunta di poderosi incentivi? Da noi, la quota fatica a superare il 4% del mercato. Perché l’italiano da sempre prigioniero delle sue possibilità economiche spesso limitate, rispetto alla stessa fascia di reddito di un altro cittadino del Vecchio Continente, è meno sciocco di quello che si pensa.. E lo convinci solo se gli prospetti l’affare vero, quello reale. Dove se non guadagna, almeno risparmia.
Un dato che emerge con chiarezza dall’ultimo rapporto dell’ANIASA (Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della sharing mobility e dell’Automotive Digital). Infatti, in un mercato dei sette Paesi Top europei che ha perso dal 2019 al 2023 circa un quarto delle immatricolazioni, la situazione a livello di canali di distribuzione appare molto diversificata nei singoli contesti. Il confronto tra il 2023 e l’annata precedente vede i privati in flessione in Germania e nei Paesi Bassi, stabili nel Regno Unito, in crescita in Belgio, Francia, Italia e Spagna. Nel canale vendite dirette business, invece, tutti i Top 7 sono in crescita, con alcuni risultati decisamente positivi: UK +46,2%, Belgio +35,1% e Italia +32%.
Il noleggio a lungo termine ha fatto registrare un andamento quasi eccezionale, sempre nel confronto 2022-2023, in Belgio (+57,2%) e nei Paesi Bassi (+34,3%). Ripresa molto evidente per il noleggio a breve termine nel Regno Unito (+129,2%), Spagna (+37,1%) e Italia (+34%). In ambito auto-immatricolazioni, grande balzo in avanti per Italia (+42,8%) e UK (+40,7%). Ma quello che colpisce di più è proprio il rapporto tra vendite privati e quelle a società e leasing. Infatti nel resto d’Europa il rapporto di crescita è decisamente sbilanciato sul fronte delle flotte aziendali a parte, guarda caso, l’Italia.
E la spiegazione ufficiale di un fenomeno del genere è arrivata dalle parole dello stesso Presidente di ANIASA, Alberto Viano, che proprio in occasione della presentazione del rapporto, ha auspicato per l’ennesima volta, come già fatto spesso in passato dai Presidenti di UNRAE e ANIFIA, un intervento del Governo anche nell’ottica della transizione in atto:«Per favorire questa transizione - ha spiegato Viano - va colta l'opportunità offerta dalla legge sulla delega fiscale e dalla prossima legge di bilancio per riequilibrare finalmente la fiscalità sull'auto aziendale. In Italia su un'auto di costo pari a 30.000 euro le aziende possono scaricare 3.615 euro, contro i 25mila della Germania, i 23mila della Spagna e i 18mila di Francia e Regno Unito». Cifre impressionanti che spiegano alla perfezione quello sbilancio di percentuali registrato in precedenza. E che potrebbero avere ripercussioni anche per quanto riguarda il ricambio del Parco circolante italiano, il più vecchio d’Europa
Secondo nostre stime - ha continuato Viano - un graduale riequilibrio verso tali valori, quantomeno sulle nuove vetture elettriche, porterebbe a una significativa diffusione di queste nel parco nazionale (circa 500 mila nuove vetture alla spina in tre anni), con un ritorno sull’investimento per l’Erario del 50%. Senza contare i vantaggi in termini di riduzione delle emissioni inquinanti e di sicurezza sulle nostre strade». Insomma, il refrain è sempre lo stesso. E va avanti da tanti, troppi anni, il che mette davvero a rischio la competitività del nostro Paese in termini di mercato complessivo e di ritorni di contributi fiscali. Ma in un Paese che ancora non ha “sdoganato” incentivi annunciati prima dell’inizio dell’anno, è difficile assumersi la responsabilità di fare previsioni. Anche in questo andiamo rigorosamente controcorrente.