Unità e frammentazione europea. La prima è un obbiettivo da consolidare, la seconda è una realtà purtroppo presente nel tessuto culturale, economico ed industriale del Vecchio Continente. In particolar modo nel settore automobilistico, dove il differente approccio alla mobilità che cambia da parte dei sette maggiori mercati europei – Germania, Regno Unito, Italia, Francia, Spagna, Belgio e Olanda - viene raccontato nel più recente rapporto Aniasa 2024. Il report che indica nella sostenibilità dei trasporti un target da raggiungere, ma attraverso una politica industriale e specialmente fiscale condivisa, in modo da allineare una transizione che al giorno d’oggi procede a ritmi diversamente scanditi nelle nazioni europee dove si vendono più automobili. Un esempio sono i dati relativi alle flotte destinate al noleggio a breve termine, come alle alimentazioni scelte dalle aziende che le acquistano per i propri clienti. Un settore in buona salute: il giro d’affari europeo sfiora il miliardo e mezzo di euro, una cifra mai intravista anche prima della pausa Covid.
Ma in un quadro dove i Paesi Top 7 hanno perso circa un quarto delle immatricolazioni dal 2019 al 2023, la situazione appare molto diversificata all’interno dei singoli contesti principalmente a causa dei differenti regimi fiscali e delle differenze salariali. Nell’ultimo anno la ripresa è stata evidente per il noleggio a breve termine nel Regno Unito (+129,2%), Spagna (+37,1%) e Italia (+34%); decisamente più debole nelle nazioni con regimi fiscali più favorevoli dove il noleggio a lungo termine prevale nettamente. Parliamo del Belgio (+22% noleggio breve, contro il +57,2% del lungo termine) e soprattutto dell’Olanda, dove il breve si ferma al 6,1% contro il 33,4% del noleggio lungo.
L’Europa dei Paesi Top 7 è ancora più divisa sulle alimentazioni protagoniste della transizione ecologica: le auto a corrente rappresentano una quota molto rilevante nei Paesi Bassi, Regno Unito, Belgio e Germania, con una crescita che, seppur rallentata, sta comunque proseguendo non senza difficoltà. Mentre negli altri Paesi, in particolare Italia e Spagna, le elettriche rappresentano ancora quote di mercato marginali. Il Belpaese in particolare rimane il fanalino di coda, nonostante la presenza di bonus statali sempre più consistenti, che però rimangono in larga parte non utilizzati.
In Italia è un problema legato a più motivazioni: innanzitutto la scarsa propensione del consumatore (soprattutto privato) ad abbandonare le alimentazioni endotermiche, perché il gap di prezzo con le elettriche è ancora troppo elevato rispetto a una fruibilità di utilizzo nella quale le auto a combustione vincono a mani basse sulle elettriche. Senza considerare che il prezzo dell’energia, in crescita, ha imposto sensibili ritocchi verso l’alto ai costi delle ricariche presso le infrastrutture pubbliche a media o alta velocità. Inoltre, il Governo ha iniziato a valutare di compensare il calo di gettito proveniente dalle accise su benzina e diesel dirottandole sull’elettrico. Rimane aperta anche la questione sulla rete infrastrutturale di ricarica, ancora carente e non commisurata all’autonomia tra un rifornimento e l’altro. Per le flotte aziendali il problema consiste nel costo d’esercizio che per le auto elettriche rimane più elevato rispetto a quello garantito dalle alimentazioni più tradizionali (il diesel in primis). Il tutto da sommare ad una svalutazione molto più rapida che interessa le auto a batteria, i cui valori residui resta ancora ben al di sotto di quello delle altre motorizzazioni.
Nel mix di alimentazioni, in costante evoluzione, le auto a gasolio che sono scese dalle 720.000 unità del 2021 alle 620.000 del 2023. In crescita costante invece i volumi delle auto a benzina: da 825.000 a 995.000, anche se la quota di mercato leggermente calata. In parallelo sono cresciute di molto le mild-hybrid, dalle 360.000 unità targate nei Paesi Top 7 nel 2021 alle 620.000 (17,2%) accumulate nel 2023. Nello stesso periodo le elettriche hanno raddoppiato i volumi: dalle 330.000 unità targate nel 2021 alle oltre 650.000 del 2023. Anche in questo caso l’Italia rappresenta un’eccezione, in cui le elettriche nelle flotte rappresentano appena il 4,9% (ed erano al 6,6% di quota nel 2021), mentre le ibride full e plug-in nel 2023 sono al 15,6% del mercato aziendale