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A volte ritornano, ma questo nel Motorsport avviene molto spesso. E quest’anno accade per BMW che torna alla 24 Ore di Le Mans in forma ufficiale dopo un’assenza di 5 anni. Nel 2019 però la Casa di Monaco era scesa in pista tra le GT con la M8 GTE mentre è da 25 anni che una BMW ufficiale non partecipa alla corsa di durata più famosa del mondo nella massima categoria. E allora fu la prima ed unica vittoria assoluta. A tagliare infatti il traguardo dopo 365 giri il 13 giugno 1999 fu la V12 LMR con motore V12 6 litri da 580 cv guidata da Joachim Winkelhock, Yannick Dalmas e Pierluigi Martini.
Quella fu la quarta Le Mans vinta da Dalmas, fu invece l’ultima disputata per Winkelhock, Martini e anche per la V12 LMR alla vigilia di un grande passo per la BMW: l’ingresso in Formula 1 come motorista per la Williams che – guarda caso – aveva fornito il telaio del prototipo vincitore a Le Mans. La prima partecipazione di BMW risale comunque al 1937 con tre 328 dotate di motore 6 cilindri in linea 2 litri, ma tutte e tre sono costrette al ritiro. La stessa 328 dà la prima vittoria di classe due anni dopo, guidata dal duo formato da Max zu Schaumburg Lippe e Fritz Hans Wenscher.
La casa bavarese deve attendere il 1975 per ottenere un’altra vittoria, sempre di classe, con la 2002Ti della Heidegger Racing Team guidata da Daniel Brillat, Michel Degoumois e da Giancarlo Gagliardi, pilota che ci ha lasciato poco più di un anno fa. La BMW si ripete nei due anni successivi con una 3.0 CSL: nel 1975 con quella schierata dal team Ravenel Fréres che vince la classifica del Gruppo 2 TS, l’anno dopo è la belga Luigi Racing a vincere nella classe IMSA GT, arrivando 8^ assoluta, con un terzetto del quale fa parte anche il chiantigiano Spartaco Dini.
Nel 1980, ’81, ’84, ’85 e ’86 è la M1 a riportare successi parziali, senza contare che nel 1995 il motore che porta la McLaren F1-GTR al trionfo è un V12 di 6.064 cc da 600 cv marchiato con l’Elica bianca e blu. Il resto è storia più recente fino al 10 giugno 2021 quando BMW decide di uscire dalla Formula E e di tornare alle massime categorie delle gare di durata con un prototipo LMDh. La vettura si chiama M Hybrid V8 e viene mostrata per la prima volta il 22 luglio dell’anno successivo presso il circuito di Varano de’ Melegari (PR), a due passi dalla Dallara alla quale BMW ha affidato lo studio di telaio e aerodinamica. E il risultato è esteticamente sorprendente perché il muso presenta il tipico doppio rene, sottolineato a profili luminosi e in corrispondenza dell’abitacolo si vede il famoso gomito di Hofmeister delle BMW stradali.
Al motore pensano invece gli uomini del reparto Motorsport che, scartando subito l’opzione di progettare da zero una nuova unità, prendono il V8 4 litri P66/1 già utilizzato nel DTM, vi applicano due turbocompressori al centro delle bancate e poi lo integrano con la parte elettrica standard ovvero il cambio Xtrac, il motore elettrico Bosch e la batteria sviluppata dalla… Williams. A ennesima dimostrazione che nel Motorsport ritornano: succede spesso e ci si ritrova spesso. Alla fine la nuova power unit ibrida ha la sigla P66/3 ed è capace di girare fino 8.400 giri/min, un dato non banale perché il regime di rotazione è un parametro oggetto del famigerato Balance of Performance, almeno nel campionato IMSA dove la M Hybrid V8 ha iniziato a correre già la scorsa stagione vincendo anche una gara a Watkins Glenn e concludendo il campionato al quarto ed ultimo posto tra i costruttori della classe GTP (Grand Touring Prototype).
Le due vetture sono gestite dal team RLL che sta per le iniziali dei cognomi dei suoi proprietari: il pilota Bobby Rahal (una 500 Miglia di Indianapolis, 3 campionati CART e due ritiri alla 24 Ore di Le Mans), il celebre conduttore televisivo David Letterman e l’imprenditore Michael Lanigan. Nel WEC invece la BMW si è affidata ad un partner consolidato come la belga WRT condotta da Vincent Fosse e vincitrice di diversi titoli tra cui due mondiali WEC e una 24 Ore di Le Mans nel 2021 nella classe LMP2. I risultati non sono esaltanti al momento, anche se i piloti sono di livello. La M Hybrid V8 numero 15 è infatti guidata da Marco Wittman (campione DTM nel 2014 e 2016), Dries Vanthoor (vincitore a Le Mans nel 2017 nella classe GTE, nonché al Nürburgring nel 2019 e tre volte campione del GT World Challenge) e Raffaele “Lello” Marciello (2 volte vincitore della Coppa del Mondo a FIA a Macao, 3 volte campione del GT World Challenge Europe…).
La numero 20 è invece nelle mani di Sheldon Van Der Linde (campione DTM nel 2022), René Rast (tre volte campione DTM, due vittorie alla 24 Ore di Spa e altrettante tra le GT alla 24 Ore di Daytona) e Robin Frijns (vincitore a Le Mans e del titolo WEC nel 2021 nella classe LMP2). I manici dunque non mancano, invece latitano ancora i risultati, nonostante BMW abbia svolto un programma di prove molto intenso per fare tesoro dell’esperienza già accumulata e capitalizzarla nei due campionati così come a Le Mans.
La BMW è l’unico costruttore presente anche nell’IMSA che non porterà a Le Sarthe neppure una delle vetture che corrono Oltreoceano, in compenso onorerà la propria tradizione delle “art car” con una livrea firmata dall’artista etiope naturalizzata USA, Julie Mehretu. In occasione della 24 Ore sul circuito francese, le LMDh tedesche dovranno pesare 1.039 kg, erogare 508 kW e farsi bastare 904 MJ di energia per stint, un Balance of Performance leggermente meno favorevole rispetto alle gare di Spa-Francorchamps e Imola dove la M Hybrid V8 ha conquistato il miglior risultato (6° posto). E chissà che un prototipo BMW, tornando a Le Mans 25 anni dopo, non possa provare finalmente a vincere.