
Mini, la maxi rivoluzione: i tre modelli della svolta. La gamma si converte alle zero emission: nuove Cooper, Countryman e Aceman

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Mini Aceman, l'elettrica che punta sullo stile originale. Una cittadina che non disdegna il fuoriporta: autonomia fino a 407 km

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Tutto, o quasi, in un anno. Una maxi rivoluzione che è in realtà la Mini rivoluzione visto che il marchio britannico del gruppo BMW sta presentando durante questi mesi una serie impressionante di novità che la porteranno a rifondare l’intera gamma con robuste iniezioni di elettroni per arrivare ad essere 100% elettrico entro il 2030. Dunque via la Clubman, dentro l’inedita Aceman e rinnovamento totale per la Countryman, la Cooper 3 porte e, in attesa della imminente Cabriolet, l’ultima in ordine di tempo: la Cooper 5 porte. Rispetto alla sorellina, è lunga 4.036 mm (+172 mm) e più alta (1.464 mm, +32 mm) a tutto vantaggio di spazio per passeggeri e bagagliaio (275-925 litri invece di 210-725 litri).
A differenza della 3 porte, la nuova arrivata si offre solo con motori a combustione interna: 3 cilindri 1.5 da 156 cv e 2 litri da 204 cv (242 km/h, 0-100 km/h in 6,8 s.), con cambio automatico doppia frizione a 7 rapporti. Come è noto invece la 3 porte ha anche due versioni elettriche (da 135 kW con batteria da 40,7 kWh e da 160 kW con batteria da 54,2 kW/h), basate su una nuova piattaforma specifica sviluppata insieme a Great Wall. La stessa utilizzata anche dalla nuova Aceman, il nuovo crossover elettrico di piccola taglia con la sua lunghezza di 4.075 mm e un’altezza contenuta sotto il metro e mezzo. Qui la parte di propulsione è identica a quella della Cooper 3 porte anche se la versione meno potente ha una batteria leggermente più grande, di 42,5 kWh per avere almeno 300 km di autonomia mentre con quella più grande si superano i 400 km.
E poi c’è la Countryman di terza generazione cresciuta in lunghezza (4,43 metri, +13 cm), in efficienza (cx di 0,26) e anche di spazio interno con un bagagliaio che va da 505 a 1.530 litri. Qui l’1.5 da 170 cv e il 2 litri da 218 cv a trazione integrale sono mild-hybrid 48 volt, c’è la versione John Cooper Works da 300 cv (250 km/h, 0-100 km/h in 5,4 s.) e ci sono le elettriche: una bimotore a trazione integrale da 230 kW (0-100 km/h in 5,6 s.) e l’altra monomotore da 150 kW che con la batteria da 66,5 kWh arriva a 462 km di autonomia. Per tutte filosofia identica per l’estetica, minimale e senza cromature, per i materiali riciclati utilizzati nell’abitacolo e per l’interfaccia uomo-macchina composta da un numero di tasti fisici e strumenti drasticamente ridotto e composto dall’head-up display e dallo schermo OLED centrale circolare da 24 cm di diametro, corredato del sistema operativo 9 aggiornabile in remoto L’obiettivo è fornire nuove forme di personalizzazione legate, oltre che alle tinte e ai materiali, all’illuminazione degli interni, alle grafiche e ai suoni per una nuova esperienza di utilizzo decisamente più digitale e in linea con i tempi, ma comunque fedele ai capisaldi di Mini, primo fra tutti il go-kart feeling, e la sicurezza affidata ad un ricco pacchetto di sistemi di assistenza alla guida.