Giorgetto Giugiaro con la prima Golf

Da Golf 1 a Golf 8: per Volkswagen una storia di coerenza stilistica. Nata con Giugiaro e completata da Klaus Bischoff

di Sergio Troise
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ROMA - La politica economica dell’Unione Europea, com’è noto, mette ciclicamente a rischio la serenità dei rapporti tra Germania e Italia. Non si contano polemiche, strappi, chiarimenti e ricuciture mai facili. Eppure c’è qualcosa che da 46 anni unisce saldamente italiani e tedeschi, rendendoli orgogliosi di un successo condiviso e duraturo. E’ un’automobile. Un’automobile popolare, molto diffusa, eppure speciale: è stata già prodotta in oltre 35 milioni di unità e si avvia a continuare sulla strada del successo. Si chiama Golf. La produce dal 1974 la tedesca Volkswagen, ma il progetto iniziale, quello che ha dato origine al modello e ha continuato a ispirare le sette generazioni successive, porta la firma dell’italiano Giorgetto Giugiaro, considerato – com’è noto - come uno dei più grandi protagonisti dell’automotive di tutti i tempi, non per niente nominato nel 1999 Designer del Secolo.

Oggi, nel pieno del lancio commerciale della Golf 8 (condizionato purtroppo dalla pandemia da Coronavirus), è interessante approfondire come e perché quest’auto di ultimissima generazione, opera non più di Giugiaro ma di una squadra di designer guidata dal tedesco Klaus Bischoff (l’attuale capo del Design del Gruppo Volkswagen) conservi intatto, pur nella sua oggettiva modernità, gli stilemi dell’epoca, esaltando semplicità e minimalismo. Sono passati 46 anni tra il primo modello e quello attuale, i progettisti hanno dovuto affrontare sfide molto diverse, rispondere a esigenze mutate nel tempo, a gusti mutati ed esigenze tecniche e meccaniche lontanissime. Eppure la Golf è sempre lei. Com’è possibile?

Identità di marca, coerenza stilistica, rispetto della storia e capacità d’innovare senza rinnegare il passato sono sicuramente elementi chiave del prodigioso lavoro fatto su quest’auto sempre uguale a se stessa, eppure sempre al passo con i tempi. Tuttavia il tema merita un approfondimento. E ciò è possibile grazie anche a un report pubblicato dal sito della Casa di Wolfsburg, che invita a ripercorrere la storia del modello, dal progetto d’origine all’attuale icona della modernità. Un percorso coerente e lineare, che va dalla Golf 1 alla Golf 8, senza mai perdere di vista un valore primario: il design capace di resistere alla prova del tempo.

Interessante, in proposito, sentire cosa dicono Giugiaro e Bischoff. “La mia prima Golf – ricorda il fondatore dell’Italdesign - era giusta sotto tutti i punti di vista. Il mio design fu coerente e moderno e tale si è riconfermato nei quattro decenni. Vennero privilegiate linee nette, ridotte all’essenziale, e venne accentuata in particolare la curva del montante C, che caratterizza ogni generazione dell’auto (è la parte della fiancata che, dopo i finestrini posteriori, raccorda parafango e tetto, ndr). La tecnologia tedesca ha fatto il resto”.

Eppure – vale la pena ricordarlo - quel progetto d’inizio anni 70 presentava non pochi rischi. Al giovane stilista torinese la Volkswagen richiese infatti di trovare il modo di sostituire degnamente il mitico Maggiolino. I tedeschi volevano un’auto più moderna, più pratica e più spaziosa, senza però esagerare nelle dimensioni. Kurt Lotz, allora Ceo del colosso germanico, andò subito al punto, nel primo incontro avvenuto a Wolfsburg, nel gennaio del 1970. Il numero 1 di VW aveva idee chiare sul tipo di auto che voleva: doveva essere una due volumi con il portellone, versatile e capace di fare tendenza. “Aveva ragione”, ricorda oggi il designer torinese, sottolineando i pregi di quella prima serie diventata un vero e proprio punto di riferimento per tutti o quasi i concorrenti cimentatisi nel settore.

“Vedere oggi le otto generazioni allineate una accanto all’altra – osserva da parte sua Kurt Bischoff - offre un’immagine capace di strappare un sorriso persino a qualcuno che conosce la Golf come le sue tasche”. In effetti le otto generazioni sono diverse l’una dall’altra e ognuna è figlia del suo tempo, ma c’è una coerenza stilistica che le accomuna e ne fa una famiglia ben riconoscibile. “Oggi – osserva ancora il designer tedesco - la prima Golf sembra quasi piccola, ma la considerazione per lei è molto grande”.

Nelle sue rievocazioni, Giugiaro ha tenuto a sottolineare che quando assunse l’incarico di progettare l’auto che avrebbe dovuto rimpiazzare il Maggiolino, in effetti si sobbarcò la responsabilità di fare anche qualcosa di più: la sua Italdesign avrebbe dovuto dare nuova forma anche ad altri modelli importanti. E infatti anche Passat e Scirocco portano l’inconfondibile firma italiana.

“La prima Golf disegnata da Giugiaro – ricorda in proposito Bischoff - fu il primo capitolo di una storia di successo. Quell’auto ha formato il design Volkswagen: dotata di proporzioni perfette, con una nitidezza sconosciuta al tempo e ben pensata sin nel minimo dettaglio”.

Al di là della storia del modello e della marca VW, della continuità stilistica e dei valori fondamentali mai rinnegati, l’attuale responsabile dello stile dell’intero Gruppo Volkswagen è molto soddisfatto di quanto realizzato a Wolfsburg per la Golf di ottava generazione. “E’ l’espressione delle abilità umane e della capacità di svilupparle, unita alle possibilità offerte da oltre 70 anni di esperienza” ha dichiarato ancora Bischoff, dicendosi orgoglioso di quanto fatto. “Credo che la nuova Golf sia la migliore ambasciatrice possibile, anche per la nuova filosofia della Marca. È ben proporzionata, ha il giusto carattere, è esteticamente piacevole ed è molto dinamica: un’atleta con lo sguardo dritto al futuro. Oggi è lei il riferimento per tutti”.

 

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Lunedì 4 Maggio 2020 - Ultimo aggiornamento: 05-05-2020 17:26 | © RIPRODUZIONE RISERVATA