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Al Salone di Ginevra tutte le case europee, americane, giapponesi e coreane hanno mandato certificato e allora Renault che, pochi giorni dopo aver presentato il miglior bilancio della sua storia (52,4 miliardi di fatturato con margine del 7,9%), si è presa tutta la scena, portando a compimento un evento già pianificato e incassando un risultato inaspettato ovvero il premio “Auto dell’Anno 2024” conquistato dalla Scénic di quinta generazione. La francese ha replicato quanto aveva già ottenuto nel 1997, quando le monovolume sembravano i mezzi del futuro ed invece oggi sono scomparse a favore delle auto a ruote alte. La Scénic ha seguito lo spirito dei tempi diventando non solo crossover, ma anche elettrica, analogamente a quanto fatto dalla Mégane e come è in procinto di fare la Renault 5. Era lei l’attesa protagonista del Salone di Ginevra e non ha tradito le aspettative, grazie anzitutto ad uno stile che evoca l’auto capace di essere una delle protagoniste del suo tempo, come testimoniano i 9 milioni di esemplari venduti tra il 1972 e il 1996 prima di passare la mano alla Clio. A pensarci bene la sfida della nuova Renault 5 è molto simile a quella della prima: allora si trovò ad affrontare la crisi energetica seguita alla Guerra del Kippur, questa invece nasce tra nuovi venti di guerra e nel mezzo di una transizione che non è solo energetica, ma anche sociale ed industriale.
L’obiettivo è rendere l’auto elettrica democratica con un design che scalda il cuore e un prezzo che partirà da 25mila euro. Lunga 3,92 metri, è basata sulla piattaforma AmpR Small, ha un bagagliaio da 326 litri e un abitacolo spazioso che richiama anch’esso quello della prima R5 in chiave digitale, grazie alla strumentazione tutta su display, al nuovo assistente vocale Reno e ai suoni messi a punto da un antesignano della musica elettronica come Jean-Michelle Jarre. Ci saranno tre livelli di potenza (70, 90 e 110 kW) e due batterie: una da 40 kWh per 300 km di autonomia e un’altra da 52 kWh per 400 km, entrambe con caricatore fino a 100 kW e che permette sia il V2G sia il V2L. La francesina promette un diametro di svolta pari a soli 10,3 metri e grande agilità di guida grazie a baricentro basso, massa contenuta (non oltre 1.450 kg) e sospensioni posteriori multi-link. Il tutto senza dimenticare altri fattori che riguardano il rispetto ambientale: la R5 infatti è riciclabile all’85%, è costruita per il 26,6% da materiali provenienti da economia circolare e ha un’impronta di CO2 inferiore del 35% rispetto alla Zoe.
Continua poi la marcia verso il rinnovamento che in questi giorni vede l’introduzione della nuova Rafale, un Suv coupé inedito lungo 4,71 metri dotato dello stesso sistema ibrido (3 cilindri 1.2 con due motori elettrici) dell’Austral e dell’Espace al quale presto di aggiungerà una versione ibrida plug-in da 300 cv con 4 ruote motrici e sterzanti. Sarà poi il turno del restyling della Captur, che potrà ancora contare su propulsioni ibride e ricaricabili, e di un altro grande ritorno per l’autunno: la nuova Renault 4 che, come già annunciato, diventerà una crossover compatta ed elettrica. E lanciando lo sguardo ancora più in là, l’amministratore delegato Luca De Meo ha già annunciato un altro “rientro”, anche se a giro più stretto: sarà quello della Twingo che, dopo la cessazione delle produzione nel 2021 ed aver avuto in gamma anche un versione elettrica, tornerà nel 2026 per sposare al 100% la causa delle emissioni zero e della loro accessibilità abbassando la soglia di ingresso delle auto alla spina a 20mila euro. E a tenergli compagnia potrebbe esserci anche un modello Volkswagen nato sulla medesima piattaforma per formare una “santa alleanza” europea in nome di quella transizione ecologica che, per avversarsi, deve diventare anche sociale e industriale.