
Alfredo Boenzi (Unasca): «Formare alla sicurezza stradale significa salvare vite, non solo insegnare regole»
ROMA – Ogni giorno sulle strade italiane si contano sempre più incidenti che, purtroppo, contano decine di feriti e, troppo spesso, vittime. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, il problema rimane un’emergenza sociale. È proprio da questa necessità di agire con strumenti concreti che nasce un protocollo d’intesa promosso tra l’ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, l’UNASCA, Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica, e l’Associazione Gabriele Borgogni ETS. Tre realtà diverse, accomunate dall’obiettivo di sensibilizzare i cittadini sul tema dell’incidentalità stradale con azioni concrete, promuovendo una mobilità più consapevole, sicura e rispettosa delle regole.
A margine della firma del Protocollo d’Intesa, stipulato presso la Camera dei Deputati, abbiamo avuto l’occasione di parlare con il Segretario nazionale autoscuole UNASCA Alfredo Boezi. Per chiedere, innanzitutto, il motivo da dove nasce questo bisogno effettivo di sensibilizzare gli utenti della strada.
«Tutto nasce da un bisogno reale, perché i numeri degli incidenti sono in aumento, sia quelli con feriti che purtroppo quelli mortali – ha spiegato Boenzi – per fortuna le autoscuole sono state riconosciute come soggetti titolati a trasferire competenze specifiche. Non parliamo solo di insegnare delle norme, ma di far acquisire consapevolezza e capacità ai ragazzi».
L’impegno non si limita ai futuri patentati?
«Non solo. Abbiamo avviato corsi dedicati al trasporto dei bambini a bordo, con una settimana interamente focalizzata sulla loro sicurezza tra fine settembre e inizio ottobre. Inoltre stiamo organizzando anche corsi per gli over 65, perché chi ha preso la patente quarant’anni fa spesso non è aggiornato sulle nuove regole e tecnologie».
Di fatto è una risposta concreta al “bollettino di guerra” che quotidianamente siamo costretti ad assistere…
«Spesso e volentieri gli incidenti sono causati da guida in stato di ebbrezza, uso improprio del cellulare e cattive abitudini. Trasferendo competenze possiamo limitare questi comportamenti e insegnare qualcosa che vada oltre la semplice preparazione per superare l’esame di guida».
Quindi quello che voi fate non sono solamente corsi teorici ma anche pratici?
«Stiamo sensibilizzando sul primo soccorso e il primissimo soccorso, anche sull’uso del defibrillatore. Formiamo i nostri insegnanti e istruttori perché possano includere questi moduli nelle loro attività: servono davvero a salvare vite».
Quanto è diffuso sul territorio il progetto UNASCA?
«Aderiscono tutte le autoscuole della nostra associazione, che rappresentano la stragrande maggioranza in Italia. Siamo presenti ovunque, da nord a sud, isole comprese».
Un altro progetto decisamente importante è UNASCAbile…
«È un progetto nato per aiutare chi ha oggettive difficoltà a conseguire la patente, magari per disabilità congenite o sopraggiunte a causa di patologie. In questo caso non si tratta solo di sensibilizzare, ma di fornire un vero ausilio formativo, fare conversioni alle vetture, accompagnare queste persone con campagne dedicate sul territorio».
Un lavoro che coinvolge anche specialisti?
«Collaboriamo con terapisti occupazionali e psicologi, perché non c’è solo il soggetto con disabilità, ma anche le famiglie che hanno bisogno di supporto. Intorno a UNASCAbile stiamo creando una rete di sostegno completa. Il nostro referente del progetto, Raffaele Moretti, si sta impegnando con grande passione come tutti noi di UNASCA per integrare tutti i nostri impegni e progetti».