Una Alpine A110 appena finita nella fabbrica francese di Dieppe mentre viene sottoposta ad accurati controlli

Atelier Alpine, a Dieppe tutto è fatto a mano. Visita nella storica fabbrica Renault dove si produce la A110

di Alberto Sabbatini
  • condividi l'articolo

DIEPPE - Sembra un paradosso: l’auto ispirata alle montagne delle Alpi viene costruita a ridosso del mare. Tanti anni fa il fondatore del marchio, Jean Rédéle, scelse il nome Alpine perché l’automobile che aveva in mente di costruire doveva simboleggiare il piacere di guidare sulle strade delle Alpi. La voleva estremamente leggera, a costo di rinunciare a una potenza elevata, purché fosse scattante e agile come dev’essere un’auto che deve districarsi fra i tornanti di montagna.
 

 

Però Rédéle, quando nel 1955 decise di concretizzare il suo sogno di automobile, non basò la sua fabbrica vicino alle Alpi, ma dall’altra parte del paese: a Dieppe, in Normandia, dove viveva. Una località balneare sulla costa della Manica, proprio di fronte all’Inghilterra. Perciò l’auto ispirata alle montagne viene dal mare.
Oggi Alpine è un nome che ai giovani dice poco, ma ai veri appassionati risveglia ricordi e nostalgia. Queste berlinette francesi ebbero un periodo di grande splendore fra gli anni Sessanta e i primi anni Settanta, quando dominavano la scena dei rally.

Bassa, agile ed aggressiva, la Alpine motorizzata Renault è stata l’unica vera auto sportiva di cui l’industria dell’automobile francese ha potuto vantarsi in tempi recenti. Ma visse pochi anni. La Renault, che aveva acquistato il marchio e lo stabilimento nel 1974 impedendone il fallimento, non l’ha mai veramente rivitalizzata. Fino a pochissimi anni fa, quando ha deciso di riportare in vita il marchio cercando di rilanciarne il fascino. Con un modello che a partire dal design tondeggiante fino alle caratteristiche tecniche s’ispira decisamente alle gloriose Alpine A110 degli anni Settanta.

Le Alpine moderne nascono sempre a Dieppe, costruite artigianalmente quasi con gli stessi criteri di una volta. Numerose lavorazioni eseguite a mano e impiego dei robot ridotto al minimo indispensabile. Questi vengono usati soltanto per incollare i quasi ottocento rivetti che tengono insieme il telaio d’alluminio. Tutto il resto è assemblato a mano da 390 operai la cui età media è di 43 anni. Visitando la fabbrica, sembra di tornare indietro nel tempo, a quando le automobili si fabbricavano con meno stress, ma più attenzione e metodo.

Gli operai fanno quasi tutto a mano: quando arriva la scocca in alluminio installano il motore 1.8 turbo da 252 cv con tranquilla precisione. Poi le sospensioni, i sedili e la consolle. Al termine del montaggio, l’Alpine passa al reparto Finizione dove ogni esemplare uscito dalla catena viene minuziosamente controllato per verificarne la bontà costruttiva.

Quello però che non tutti sanno però è che la francese Alpine è realizzata con parecchi componenti italiani: viene da Torino la scocca in alluminio, prodotta e stampata dalla Cecomp. Sono italiani anche i freni (Brembo) ed i sedili (Sabelt). Oggi che stanno per terminare i 1955 esemplari della Premiére Edition (tanti quanto la data di fondazione del marchio), a Dieppe si avviano le versioni Pure e Legend. La prima è una versione alleggerita con finiture sportive e costerà attorno ai 55mila euro; l’altra è più accessoriata, a un prezzo attorno ai 60mila euro.
 

  • condividi l'articolo
Sabato 21 Settembre 2019 - Ultimo aggiornamento: 19:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMENTA LA NOTIZIA
0 di 0 commenti presenti