Alcuni gioielli della divisione Motorsport esposti a Cernobbio

La M più potente al traguardo del mezzo secolo. La divisione motorsport nel 1972 ma la sportività era nel dna BMW molto prima

di Giampiero Bottino
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Sono passati 23 anni da quando Bmw Italia ha siglato con il Grand Hotel Villa d’Este la partnership per rivitalizzare il Concorso d’eleganza nato nel 1929 come vetrina per presentare le nuove e lussuose automobili a chi, come i frequentatoti di uno degli alberghi più esclusivi d’Europa (e non solo) poteva permettersele. In quasi un quarto di secolo né la filiale italiana prima, né il quartiere generale di Monaco che ne ha raccolto la responsabilità organizzativa nel 2005 avevano mai inserito nel Concorso una categoria direttamente legata ai propri brand, preferendo mai limitare la presenza diretta a eventi collaterali o approfittando dell’ambiente suggestivo e raffinato per presentazioni specifiche come quelle che quest’anno hanno riguardato la prima uscita pubblica della i7, versione 100% elettrica e iper-tecnologica dall’ammiraglia, e l’anteprima assoluta della Roll Royce Boat Tail, seconda (e penultima) rappresentante di un terzetto che più esclusivo non si può, visto che per il precedente esemplare, svelato sempre a Cernobbio nel 2021, sarebbe stato versato un assegno di 28 milioni che per il nuovo modello potrebbero diventare – secondo i soliti rumors – addirittura 30. Per rompere la tradizione di una presenza volutamente discreta occorreva un’occasione speciale, arrivata sull’onda delle numerose ricorrenze coincidente con il Concorso 2022, dai 150 anni di attività del Grand Hotel al 75° compleanno della Ferrari, entrambe ricorrenze alle quali sono state “dedicate” altrettante categorie in gara (Classi C e D rispettivamente),alle 50 candeline molto care al mondo Bmw: quella della M che ne rappresenta l’anima più sportiva, presentata come la «lettera più potente del mondo».

A questa realtà, nata ufficialmente il 24 maggio 1972, è stata dedicata la Classe F, letteralmente intitolata «Le Bmw M e le loro antenate» perché comprendeva anche alcuni gioielli natii prima del sub-brand, come le leggendarie roadster Bmw 328 del 1938 e 507 del 1959, oltre alla 3.0 Csl che nel 1972 – pur senza sfoggiare la fatidica lettera – segnò di fatto il debutto di una filosofia sportiva iniziata in un certo senso all’ombra del tricolore.

La capostipite di una famiglia oggi numerosa e diversificata è infatti la M1 del 1978 con il telaio commissionato alla Lamborghini e progettato da Gian Paolo Dallara, mentre lo stile pulito e aggressivo, anticipatore di tendenze ancora attuali, era firmato da Giorgetto Giugiaro, come ha ricordato lui stesso durante il talk sul design M organizzato a margine del Concorso, che ha onorato la divisione sportiva ospitando anche due anteprime mondiali: la nuova M4 Csl con il 6 cilindri 3.0 da 550 cv con 650 Nm di coppia massima e la motocicletta M 1000 RR 50 Years M anniversary, una serie speciale con cui la divisione Motorrad vuole rendere omaggio alla “M” con cui condivide la filosofia.

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Domenica 21 Agosto 2022 - Ultimo aggiornamento: 20:53 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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