La nuova Toyota Yaris

Toyota, un'ibrido d'autore. La casa di Nagoya si occupa della tecnologia a recupero di energia da oltre vent’anni

di Nicola Desiderio
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ROMA - L’elettrificazione alla Toyota non comincia oggi, ma 23 anni fa. Quando l’allora presidente Hiroshi Okuda presentò la prima Prius al Salone di Tokyo del 1997 disse, tra la generale diffidenza, che ne avrebbero fatte mille. Invece ad oggi sono oltre 15 milioni le auto ibride prodotte dal costruttore di Nagoya che con questa tecnologia ha cambiato la storia e ne ha fatto la propria bandiera, diffondendola su tutta la propria gamma e rendendola accessibile a tutti. Ecco perché l’arrivo della Yaris di quarta generazione è un evento, in particolare per l’Italia che dal 1999 ad oggi ha targato uno dei 4 milioni di unità prodotte, sostenute in modo crescente dalla versione ibrida tanto da coprire nell’ultimo periodo due terzi delle vendite. La nuova Yaris è lunga come la precedente (3,94 metri) ed è la prima Toyota ibrida con motore 3 cilindri, ha una potenza di 116 cv (+16%) e consumi di 2,9 litri pari a 64 g/km di CO2 (NEDC), ben il 20% in meno rispetto alla precedente Yaris che aveva sempre un 1,5 litri, ma a 4 cilindri e con batteria al Ni-Mh. Ora invece si passa ad un un’unità agli ioni di litio, più potente e leggera, che permette di marciare in elettrico fino all’80% del tempo in città e di veleggiare sin da 130 km/h. E tutto con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 10 secondi, due in meno di prima, una dotazione di sicurezza da prima della classe e una qualità di guida degna dell’auto detentrice del titolo WRC.

Il merito va alla nuova piattaforma GA-C, più leggera e rigida, che farà da base anche alla Yaris Cross, il piccolo Suv che con la sorella condividerà anche lo stabilimento di Valenciennes e il sistema ibrido, con emissioni di CO2 inferiori ai 90 g/km e al di sotto dei 100 g/km per la versione a trazione integrale, dotata di un piccolo motore elettrico per le ruote posteriori. E se raddoppiano le Yaris, hanno già raddoppiato gli ibridi per Corolla e C-HR: 1.8 da 122 cv e 2 litri da 184 cv per una guida più sportiva, ma con emissioni di CO2 sempre al di sotto dei fatidici 95 g/km. Raddoppia anche la RAV4, ma con il plug-in. Sul primo suv della storia – 10 milioni di unità dal 1994 ed è ancora il più venduto al mondo – arriva infatti finalmente la versione ricaricabile che, di fatto, rispolvera una tecnologia che Toyota aveva introdotto per prima. La RAV4 ibrida plug-in ha sempre il 2,5 litri spalleggiato da 3 motogeneratori, però la potenza sale da 222 cv a 306 cv e di conseguenza le prestazioni (0-100 km/h in 6,2 s), ma emette solo 29 g/km di CO2 e percorre 65 km ad emissioni zero

Grazie alla particolare gestione della batteria, secondo Toyota consuma il 20% di energia in meno quando marcia in elettrico e il 30% di benzina quando va in ibrido rispetto ai concorrenti. A completare la gamma a ruote alte arriverà entro l’anno l’Highlander, un suv da 4 metri e 95 con 7 posti, un bagagliaio da 658 litri (viaggiando in 5) e un sistema ibrido con motore 2.5 e trazione integrale da 244 cv per un consumo di 5,2 litri/100 km pari a 117 g/km di CO2.

Praticamente in contemporanea arriverà anche la nuova Mirai a idrogeno, ovvero l’altro modo di viaggiare ad emissioni zero. Per l’elettrico a batteria, La Toyota sta invece studiando una nuova piattaforma insieme a Mazda, Subaru e Suzuki e una nuova generazione di batterie allo stato solido che promettono di surclassare per densità di potenza ed energia, sicurezza e velocità di ricarica le attuali ad elettrolita liquido. Un arsenale di esperienza e tecnologia che mira già nel 2025 a vendere 5,5 milioni di veicoli elettrificati dei quali un milione ad emissioni zero. Tra quest’ultimi, ci saranno anche il Proace e Proace City elettrici, pronti nel 2021 a rafforzare la gamma dei veicoli commerciali che, nei programmi di Toyota, rappresenterà il 10% delle vendite del gruppo giapponese in Europa.

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Martedì 30 Giugno 2020 - Ultimo aggiornamento: 10:46 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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