Alcune delle Porsche che hanno preso parte al giro della Svizzera

Giro della Svizzera in Porsche Cayman:
640 chilometri con un pieno di benzina

di Sergio Troise
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LUCERNA - Le vacanze in auto sono meno gettonate d’un tempo, ma rimangono le più belle: nessun vincolo d’orario, il piacere della guida sulle strade preferite, la possibilità di fermarsi dove si vuole, godersi un panorama, visitare un sito storico, scegliersi il ristorantino più intrigante. Si può ancora? Certo che sì. Noi abbiamo fatto un test di tre giorni: un giro in Svizzera al volante di un’auto sportiva, una Porsche Cayman (motore boxer 6 cilindri, 2,7 litri, 275 cv, 56.000 euro). Roba per ricchi? Solo in parte: se la guida privilegia comfort e godimento del paesaggio, si possono percorrere anche 640 km con un pieno di benzina (10 chilometri/litro). E si può scoprire che fuori dell’Europa comunitaria, ma nel cuore di quella geografica, c’è un pezzo di terra straniera dove lingua e cultura italiani sono amati e tenuti in grande considerazione. E’ il Canton Ticino, frettolosamente identificato con Lugano, la città svizzera più vicina al confine con la Lombardia.

Non solo banche, orologi e cioccolato. In realtà, lasciata l’Italia, c’è un territorio tutto da scoprire. Noi lo abbiamo fatto seguendo un itinerario che può riservare sorprese d’ogni tipo: dalla bellezza incomparabile dei luoghi, immersi tra il verde dei monti e l’azzurro dei laghi e dei fiumi (Morcote, Val Verzasca), ai patrimoni architettonici, artistici e culturali protetti dall’Unesco (i castelli di Bellinzona), passando per Orselina, piccolo borgo affacciato su Locarno, la città dei festival del cinema e della musica (ma non solo) e Ascona, la città degli artisti. Spingendoci oltre, siamo arrivati fino al Lago di Lucerna (o Lago dei Quattro Cantoni) passando per l’antica strada della Tremola, che s’inerpica sul Passo del San Gottardo, a quota 2.105 metri, tra curve e tornanti capaci di regalare vedute mozzafiato e adrenaliniche emozioni di guida. Dalla sommità del Passo si ridiscende verso il Canton Uri, per continuare verso il braccio meridionale del Lago dei Quattro Cantoni, nei luoghi simbolo della Confederazione e della leggenda di Guglielmo Tell.

Una sportiva ricca di sorprese. Viaggiare in Porsche può essere eccitante, ma anche rilassante. Dipende dallo stile di guida. Il cambio PDK provvede a scegliere sempre la marcia giusta (ce ne sono 7) e soltanto sul passo del San Gottardo ci siamo consentiti qualche chilometro utilizzando i pulsanti sul volante (meglio i paddles, ma è un optional da 424 euro), rinunciando comunque a inserire le modalità Sport e Sport+, che “incattiviscono” motore e assetto, facendo però aumentare i consumi (ed esponendo al rischio di violare i rigidissimi limiti di velocità in vigore sulle strade elvetiche). In modalità Drive abbiamo instaurato, invece, un patto di non belligeranza con i 275 cv e le straordinarie doti di questa due posti a motore posteriore/centrale, un’auto capace di comportarsi come una aggressiva sportiva ma anche come una confortevole coupè: la Porsche Cayman regala un autentico comfort di marcia ai due occupanti e un insospettabile spazio per i loro bagagli, sistemati in due vani separati, uno davanti, di 150 litri, l’altro dietro, accanto al motore, di 275. Tenuta in curva e doti di accelerazione e ripresa sostengono la guida nel misto, mentre sui tratti meno impegnativi l’auto “veleggia”, nel senso che sollevando il piede dall’acceleratore l’elettronica provvede ad aprire la frizione e fa procedere in folle, fino a quando non si toccano i freni (o di nuovo l’acceleratore). Una manna per ridurre i consumi, che nel nostro test, come detto, sono stati sorprendenti: 64 litri per 640 chilometri, cioè 10 km/litro. Meno di quanto dichiarato dalla casa.

Natura e quiete ma anche emozioni alla 007. Tra le valli ticinesi, la Val Verzasca è una delle più suggestive. Lo spettacolo delle acque color smeraldo del fiume è magico. Come giada incandescente, l’acqua si scava un passaggio attraverso le rocce levigate, e a Lavertezzo scorre sotto il pittoresco doppio Ponte dei Salti: è qui che, costeggiando il fiume, si trovano comodi letti di pietra, veri e propri idromassaggi naturali. Chi insegue sfide più eccitanti, deve fermarsi al Lago di Vogorno, all’imbocco della valle: qui, sulla diga della Verzasca, ci si può cimentare nel salto legati a una corda elastica da un’altezza di 220 metri, esattamente come James Bond (Pierce Brosnan) in Golden Eye. Meno adrenalico, ma non meno impegnativo, il trekking lungo i sentieri tra pizzi, passi, alpeggi e capanne: circa 300 km di itinerari da affrontare con scarpe adatte e bastoni.

Il piacere del buon cibo. Grotti e grottini sono vere e proprie osterie da scoprire nel verde. La carne e i formaggi di capra la fanno da padroni. E può capitare di trovare chef e camerieri italiani, gente cortese e capace, ospitale e rassicurante quanto l’ameno territorio in cui vivono o lavorano. A Sonogno, invece, meritano una visita il museo etnografico, il vecchio forno comunale, ancora in funzione, la centrale della lana, il negozio d’artigianato del paese. Sonogno è anche ritrovo per attività sportive e nel periodo estivo si anima con eventi musicali, come il Verzasca Country Festival.

Alla scoperta di Locarno. Lo charme dei paesi del Sud, la famosa Piazza Grande, 2.300 ore di sole all’anno e una chiesa la cui fondazione rimanda ad un’apparizione mariana. Tutto questo è Locarno, una delle città più calde della Svizzera, adagiata sulla riva settentrionale del Lago Maggiore. Il suo cuore è la Piazza Grande, famosa per il festival cinematografico e i concerti di Moon and Stars che si tengono ogni anno, in estate. Gli stretti vicoli del centro storico convergono tutti verso la piazza, che può contenere fino a 16.000 persone. A margine, si erge la fortificazione del Castello Visconteo, XII secolo, di cui un quinto circa si conserva ancora nello stato originale. Sopra Locarno, a Orselina (collegata con una comoda funicolare), si trova il Santuario della Madonna del Sasso, meta di pellegrinaggio con una fantastica vista sulla città, sul lago e sulle montagne circostanti. Ma ci sono anche alberghi di lusso, dove un servizio rigorosamente made in Italy regala ai turisti il piacere di vivere una vacanza italiana nel cuore della Svizzera. Lo abbiamo sperimentato a Villa Orselina, magico hotel sospeso su un panorama mozzafiato, dove uno dei must è il menu di Antonio Fallini, chef italiano capace di esaltare i sapori mediterranei dopo anni vissuti in giro per il mondo, da Londra e New York, da Tokio a Perth.

I castelli di Bellinzona patrimonio dell’Unesco. La capitale del Canton Ticino storicamente era vista da Sud come l’entrata alla catena alpina, mentre chi scendeva da Nord la considerava la “porta d’Italia”. Bellinzona si presenta ancora oggi ricca di questa eredità storico-geografica lasciatele dal Medioevo, che pulsa dietro il fascino austero e rigoroso del borgo lombardo insediato nella chiusa naturale dell’arco alpino. Qui si può riscoprire questa ricchezza storica inoltrandosi nei vicoli e nelle sue piazze. Irrinunciabile, a Bellinzona, è la visita dei tre castelli, dal 2000 patrimonio dell’Unesco. Le fortezze raccontano secoli di storia scritta da romani e longobardi, svizzeri e milanesi, Visconti e Sforza. Simbolo della città è un biscione, proprio come quello di Milano. E si racconta persino che qui nacque la ricetta del panettone. Ma chissà…

Il San Gottardo, maestoso e suggestivo. La strada principale 2, questo il nome ufficiale, collega per una distanza di 110 chilometri il villaggio di Biasca, nel Canton Ticino, ad Altdorf, nel Canton Uri. Un percorso stimolante, soprattutto al volante di una Porsche come la Cayman, che fa dell’agilità e dell’equilibrio dei pesi uno dei suoi punti di forza. Tornanti larghi e ben protetti invitano a una guida allegra, ma i severi limiti di velocità e la suggestione dei panorami impongono andature più turistiche (e risparmiose). Un paio di soste per foto a quota 2.105, poi giù verso l’estremità meridionale del lago di Lucerna, fino a Brunnen, la città dei coltellini svizzeri.

La fabbrica e il museo Victorinox. La storia del leggendario coltellino tascabile Swiss Army Knife è raccontata nel Museo della Victorinox, a Brunnen, dove viene illustrato, con il supporto di video, foto e documenti, il percorso produttivo di questa sorta di pacifica “arma totale” conosciuta in tutto il mondo, adottata da molti eserciti, compreso quello americano, e posseduta da milioni di ingegnosi patiti del “fai-da-te”. Pagando 30 euro, è possibile anche assemblarsi un coltellino tascabile da soli, ovvero con l’assistenza di un tecnico.

Il benessere fisico e mentale. Nelle vicinanze di Brunnen c’è anche la sede di uno dei resort più esclusivi dell’intera Svizzera: il Park Weggis, cinque stelle dedicate al corpo e all’anima di ospiti d’un certo rango, in testa sceicchi e sultani provenienti dall’estremo Oriente. Qui nulla è ordinario: dalle maxi suite alle spa, dalla cantina dei vini alla cucina internazionale. Un trionfo del lusso e del comfort riservato a pochi privilegiati. Alla portata di chiunque, invece, la passeggiata sulle tracce di Guglielmo Tell, leggendario combattente per la libertà. La località si trova lungo il percorso della Via Svizzera, un sentiero escursionistico di 35 chilometri dedicato all’amor patrio, del quale ogni cittadino svizzero possiede 5 millimetri.

Ultima tappa a Lucerna. Immersa in uno straordinario panorama montano, è la porta d’ingresso della Svizzera Centrale di lingua tedesca, sul Lago dei Quattro Cantoni. Grazie ai suoi monumenti, ai suoi negozi di souvenir e di orologi, all’attraente posizione sul lago e ai vicini monti Rigi, Pilatus o Stanserhorn, è una tappa imperdibile per i turisti. Il Kapellbrucke (ponte della cappella) è un po’ il simbolo della città: tutto in legno, fu distrutto da un incendio nell’agosto del 1993, ma è stato ricostruito. Nel rogo, purtroppo, sono andati distrutti alcuni dei dipinti di epoca medievale che ne decoravano i legni sotto la copertura, tuttavia la struttura è stata restituita alla città e ai turisti che l’affollano per 365 giorni l’anno. Ma Lucerna è anche la città delle piazze e delle chiese. E nella grande isola pedonale del centro spiccano le case storiche, decorate con originali affreschi. Da pochi anni sede universitaria, la città ha saputo mettersi in evidenza anche per il design avanguardistico: tra le punte di diamante dell’architettura moderna vi è il futuristico Centro d’Arte e Congressi (KKL) progettato da Jean Nouvel, considerato un simbolo di “Lucerna, città dei festival» (vi si svolgono numerose manifestazioni culturali nel corso dell’anno).

In autostrada sulla via dei frontalieri. Da Lucerna a Milano è quasi tutta autostrada, un percorso che tuttavia regala ancora paesaggi e panorami distensivi. Se non fosse per l’incubo limiti si potrebbe affrettare il rientro dopo tre giorni ad andatura turistica. Ma qui non c’è solo la polizia: in Svizzera la delazione è ammessa, chiunque può segnalare un trasgressore ed esporlo al rischio di multe salatissime. Lo sanno bene i frontalieri, un esercito di 56.000 italiani che ogni giorno valica il confine per lavorare nella Confederazione elvetica. Meno intenso il movimento turistico: scoraggiati dalla crisi, dal cambio sfavorevole e forse anche da qualche pregiudizio, noi italiani siamo soltanto sesti nella classifica delle presenze alberghiere in Svizzera e nell’ultimo anno si è registrato un calo del 3,1% (lo 0,8% nel Canton Ticino). Prima di noi, svizzeri, tedeschi, inglesi, francesi e americani. In forte aumento sono invece le presenze di cinesi, indiani e arabi (tutti oltre il 40%), e sono facilmente ipotizzabili ulteriori incrementi di turisti provenienti dall’Oriente e diretti soprattutto nel Canton Ticino. “Chi arriva in certi luoghi – dice Armando Troncana, direttore di Svizzera Turismo Italia – ne resta affascinato: oltre alla bellezza della natura, si apprezza infatti il forte contenuto italiano dell’ospitalità. La nostra cucina è ambitissima, ci sono ristoranti dove il menu è scritto in italiano, mentre chef e camerieri parlano rigorosamente italiano, per scelta. E’ un modo per offrire un turismo di qualità, non necessariamente di lusso, e un po’ d’Italia senza spingersi necessariamente oltre il confine”.

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Lunedì 12 Agosto 2013 - Ultimo aggiornamento: 18-08-2013 11:03 | © RIPRODUZIONE RISERVATA