Sergio Marchionne con gli operai dello stabilimento di Pomigliano che producono la Panda

I sindacati firmatari elogiano Marchionne:
«E' l'unico che investe in Italia»

di Girgio Ursicino
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ROMA - Sergio Marchionne recupera l’assenza al salone di Francoforte e continua a rispondere a tutte le possibili domande sul tavolo Fiat. Dopo aver accennato un paio di giorni fa all’Ipo della sola Chrysler come possibilità molto concreta (conseguenza e causa della ritardata fusione fra le due aziende) in un’intervista al Financial Times illustra i tempi della quotazione e, soprattutto, parla con determinazione dell’Alfa Romeo come recentemente non aveva mai fatto: «Non produrremo mai le Alfa all’estero, almeno fino a quando ci sarò io. Una decisione del genere potrà prenderla il prossimo amministratore delegato. Certo, per la Maserati è importante l’origine della produzione e penso che lo sia anche per l’Alfa».

A luglio, subito dopo la sentenza della Corte Costituzionale, il numero uno di Fiat e Chrysler aveva invece detto ipotizzando lo stop ai futuri investimenti in Italia: «Possiamo produrre le Alfa ovunque nel mondo». Un bel passo in avanti che ha ripercussioni immediate proprio sull’occupazione come spiega lo stesso manager: «L’investimento a Mirafiori è già partito, i primi esemplari dei nuovi modelli usciranno dall’impianto nel secondo trimestre del 2015, Maserati ha un disperato bisogno di un Suv. Il nostro piano prevede pieno sviluppo del sito e che tutti i lavoratori vengano riassorbiti».

Dopo la sigla dieci giorni fa dell’impegno per Mirafiori l’asse Lingotto-sindacati “firmatari” è molto forte e sono proprio i responsabili delle varie sigle a sottolineare l’importanza delle parole dell’ad. «Buone notizie, ma non sento applausi - ha dichiarato Bonanni leader della Cisl - ormai c’è una realtà antinazionale pur di ironizzare, polemizzare dividere: è una cancrena. Noi avevamo visto giusto e ogni volta che si prospetteranno nuovi investimenti saremo là». Farina, il segretario generale della Fim, ha aggiunto: «Silenzi colpevoli e imbarazzati, dovrebbero chiedere scusa: grazie agli accordi che abbiamo fatto noi anche gli operai di Mirafiori torneranno tutti al lavoro. Fia oggi è l’unico gruppo che sta investendo miliardi di euro».

Quello che si spinge più nel dettaglio su cosa accadrà nello storico stabilimento Fiat è Claudio Chiarle, segretario della Fim Torino: «Oltre al Suv, produrrà le Maserati che Grugliasco non riesce a fare, poi ci sarà anche il Suv e l’ammiraglia Alfa. Avevamo visto giusto». Dall’altra parte della barricata resta la Fiom che oggi non è stata convocata dalla Regione (avrà un incontro separato) insieme ai sindacati firmatari e alla Fiat per discutere la proroga della cassa integrazione a Mirafiori. «Una scelta politicamente sbagliata e illegittima - hanno dichiarato Cgil e Fiom torinesi - chiediamo l’intervento diretto del governatore Cota per eliminare questa evidente violazione».

Sul fronte americano, intanto, Marchionne ammette che l’Ipo di Chrysler ormai è inevitabile, i tempi lunghi della giustizia americana ritardano la fusione e Veba ha il diritto di chiedere la quotazione: «Il lavoro preparatorio è stato completato, saremo pronti per presentare i documenti questa settimana: vogliono uscire e monetizzare, ma le loro aspettative sono eccezionalmente alte».

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Martedì 17 Settembre 2013 - Ultimo aggiornamento: 18-09-2013 16:17 | © RIPRODUZIONE RISERVATA